Omelie
Omelia del 7 giugno 2015 - Corpus Domini (Anno B)
“Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme”. Così inizia oggi la liturgia della Parola.
Quel “andò a riferire al popolo le parole del Signore” è un comandamento attualissimo ed improrogabile. Chi è oggi il Mosè che deve andare a riferire al popolo la Parola di Dio che ci riguarda, uno ad uno? Gesù é il Mosè della nuova alleanza. Gesù ad un tempo é Mosè ed è la Parola di Dio, Colui che dice e Colui che è ciò che dice.
Cosa riferì Mosè al Popolo? Non la sua, ma la Parola di Dio ricevuta sul Sinai. Cosa riferisce a noi il nuovo Mosè, Gesù Cristo? Dice a noi, suoi discepoli, di riceverlo come Parola, per poi portarlo e predicarlo a tutti i popoli, in tutto il mondo. Gesù, Parola di Dio incarnata, agisce tra noi ed in noi, in molteplici modi, sempre ed in modi molteplici. Pur di essere accolto e compreso da noi, Gesù si fa Parola adattata alle nostre età, capacità e mutevoli esigenze.
Noi ascoltiamo in tanti modi. Ognuno ha i suoi modi: attraverso l’orecchio, attraverso il tatto, attraverso la gola, attraverso la fantasia, attraverso gli occhi, attraverso gli indefiniti sensi del corpo e dell’anima. L’apatia, l’ assuefazione, la sazietà, l’esaurimento dei desideri, ecc… sono ostacoli al nostro ascolto. Quando i sensi del corpo e dello spirito sono assetati di accogliere, sentire, divorare, spiritualizzare e somatizzare, allora tutto quello che ci viene dato e detto diventa per noi dono e ci fa diventare sempre più quello che dovremmo essere, camminando verso quella maturità che ci fa dire: “Ho ricevuto gratuitamente. Sono felice. Quello che gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente ora voglio donarlo all’intero universo mondo, sia del nord come del sud, sia dell’ est come dell’ovest". Questa dinamica ha sicuramente il suo ritorno.
Con semplicità possiamo riassumere la dialettica creativa di Dio in questi termini: Egli ci dà l’esistenza, infonde in essa tutte le facoltà per ascoltare e fare nostro ciò di cui abbiamo bisogno, per crescere e diventare a nostra volta pianta ubertosa che dà frutti da elargire gratuitamente, poiché gratuitamente ricevuti. Sulla linea orizzontale riguardano i nostri bisogni fisici, affettivi, intellettuali, creativi, operativi…; sulla linea verticale riguardano i bisogni alti del nostro essere, del nostro agire, del nostro scegliere. Sono la linea verticale del nostro essere, chiamato a sfociare, in un domani più o meno prossimo, ma certo, nell’eterno oggi di Dio. Chi ci darà questi cibi che Mosè chiama ‘manna’? Ascoltiamo Gesù che ci dice: “I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno”.
Mentre vi parlo, tutto questo prodigio si sta realizzando. L’usura del tempo, lo ha, però, sbiadito. Tra poco, con voi e per voi, sul pane e sul vino darò voce a Gesù che dirà: “Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue. Chi mangia questo pane, vivrà in eterno”. Eucaristia! Corpus Domini! Mistero della fede! Mistero da riscattare dall’abitudine. Mistero svelato agli innamorati di Dio!
don Rinaldo Sommacal