Omelie

Omelia del 31 maggio 2015 - SS.Trinità (Anno B), Festa della Parrocchia

Quassù, in Valpiana, veniamo, per allontanarci dal quotidiano e rifare nuovo il quotidiano, liberandolo dal vizio dell’abitudine: oggi come ieri, ieri come l’altro ieri. L’abitudine è il tarlo che polverizza anche la novità più preziosa. C’è l’abitudine di esserci, di incontrarci tutte le mattine con noi stessi, di non far più caso del fatto che viviamo. Ci attende il grigiore della giornata, per cui, come dice il proverbio, “si vive alla giornata”. Ci si incontra entro le mura domestiche, al mattino, anche durante il giorno, come perfetti sconosciuti, senza un sussulto di emozioni e senza un ‘buongiorno’  scambiato con  il sorriso. La litania delle aridità quotidiane potrebbe continuare a lungo, ma con il rischio di cadere nell’altra abitudine, cioè di essere sempre lamentosi.

Oggi, quassù, infrangiamo l’isolamento domestico e  facciamo entrare una fresca ventata che spazza via la polvere dell’abitudine e riporta il profumo della meravigliosa primavera che ci contorna di colori, di profumi, di novità, di voglia di vivere, di far diventare poesia la quotidiana, monotona ma preziosa prosa. 

Detto questo, mi vedo assalito da una miriade di motivi di stagione. Li ringrazio, ma voglio scegliere in libertà. Cosa vado a scegliere oggi? La scelta la fa il tema della domenica che celebriamo. Oggi, quassù, dove la nebbia non è di casa, possiamo permetterci di chiedere permesso ad una famiglia che non è di casa quaggiù e che è sempre aurora rigenerante. Noi siamo saliti quassù, con il bisogno di proclamare, festeggiare ed interrogare la nostra famiglia umana: sia quella intesa come istituto fondato sul matrimonio, sia quella resa famiglia da Gesù Cristo ed in Gesù Cristo con il sacramento del battesimo prima e del matrimonio poi.

Oggi la liturgia ci dice: “Volete riscoprire la insuperabile grandezza della vostra famiglia umana? Guardate in alto, bussate alle porte del Cielo. Sarete accolti da un NOI, famiglia di tre persone, che, nel creare l’uomo, si disse: “Facciamolo a nostra immagine e somiglianza”. La natura dell’uomo è capita solo ascoltando Dio, che l’ha creata. Ascoltiamo nuovamente Dio dire: “farò l’uomo maschio e femmina Saranno una carne sola. Solo così diverranno madre e padre di molti figli”. 

Quel NOI di Dio ci apre uno spioncino sulla divina famiglia. Vogliamo sapere un po’ di più su Dio famiglia? Interroghiamo la famiglia umana. Vogliamo sapere chi e l’uomo? Interroghiamo Dio che è famiglia, è Padre, e Figlio, è Spirito Santo. La Chiesa Cattolica, da quando ha ricevuto il mandato da Gesù, ci insegna ad iniziare ogni giornata, ogni evento lieto o triste, ogni programmazione… facendo il segno della croce e proclamando la principale verità della nostra fede: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Solo Dio può dire cos’è la famiglia umana.

Chi, in qualsiasi parte del mondo, fa il segno della croce e proclama la Santissima Trinità, certamente è un cristiano vero e credibile. Facile da capire? Assolutamente no, altrimenti non sarebbe più un mistero. Ma altrettanto assolutamente vero e fondamentale, perché rivelato dal Rivelatore: il Dio Figlio in persona. Andiamo ad ascoltare in adorazione questa divina famiglia, nostra origine, nostro presente e nostro perenne fecondo futuro. Abbiamo infiniti debiti nei confronti della SS. Trinità. Invece Padre e Figlio e Spirito Santo, da totalmente creditori si fanno liberamente e gioiosamente nostri debitori, capovolgendo i quozienti: noi famiglie fragili, imperfette, spesso smemorare, totalmente dipendenti; Trinità, famiglia che viene a noi come sorgente di ogni dono, felice di essere saccheggiata dalle nostre preghiere, capace di trasformare noi, vasi di argilla in culle di vita, in famiglia.

Penso a voi, sposi di un tempo, più o meno lontano, a voi figli, a voi giovani, a voi fidanzati innamorati, a voi padri, madri, nonni, perfino bisnonni, di cui i nipoti non possono fare a meno. Con lo spirito della novità, in questo  annuale appuntamento, questo ostinato prete pretende di dare voce alla Santissima Trinità, che vuole dire a tutti gli sposi  ed alle loro famiglie: “Grazie” e dire loro: “Siate fecondi, soprattutto di amore vero, gioioso, solidale, forte nelle inevitabili prove della vita".

Ma non dimentico voi, diventati un unum davanti all’altare e che un lutto ha diviso dolorosamente. Sono certo che siano qui, poiché sono dove c’è Dio. Tacitamente ditevi anche oggi un ‘sì’, profumato di eternità.

Auguri a voi uomini e donne che, per le più svariate cause, che solo voi conoscete, non avete creato famiglia, ma avete deposto il vostro SI nelle mani di Maria che, prima di unirsi a Giuseppe, divenne sposa di Dio, per opera dello Spirito Santo. 

Non posso non commuovermi nel porgere gli auguri a quei ragazzi ed a quelle ragazze, che hanno maturato un fidanzamento eccezionale, consacrato con un mistico e profetico matrimonio. Quanti figli spirituali da quelle nozze con lo Sposo, hanno generato le religiose ed i religiosi. La fantasia di ognuno voli pure in alto, mentre qui prepareremo il banchetto nuziale.

La comunità augura a tutte le famiglie ciò che più di tutto le famiglie desiderano. Lo faremo donandovi un piccolo, ma promettente fiore a fine Messa.

don Rinaldo Sommacal