Omelie
Omelia del 15 marzo 2015 - Quaresima IV (Anno B)
La Quaresima è una sorgente perenne. Da torrentello di acqua limpida e cristallina di alta montagna, sta diventando, di domenica in domenica, un fiume possente, a volte salutare, spesso pauroso, capace di cambiare il volto della storia, della religione, dei luoghi e dei paesi che attraversa. Se volessimo fermarci a leggere, rileggere ed interrogare, per fare nostra in qualche modo, la prima lettura, tolta dal libro biblico detto delle Cronache, c’è da rimanere allibiti nel risentire le terribili disavventure che colpirono il Popolo che Dio si era scelto in Abramo.
Ma, ciò che più sconcerta è che l’ispirato scrittore non ha pietà del Popolo così duramente colpito, perfino disintegrato con la deportazione in schiavitù, preceduta dalla uccisione di tutti i suoi capi politici e religiosi. Dice il sacro libro: “Tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il Popolo moltiplicarono le loro infedeltà… Il Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli… ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio…”. Davanti a queste pagine, l’omileta può optare tra diversi modi di intendere: o limitarsi a fare lo studioso che si accontenta di conoscere e raccontare la storia del Popolo eletto; o scandalizzarsi e spaventarsi, sentendo parlare di un Dio violento, irascibile, vendicativo, geloso ecc.; o chiedersi il perché di tutto questo.
Non ci sono, forse, innumerevoli punti di contatto tra il primo Popolo di Dio e noi, Popolo di Dio rinato per mezzo dell’immersione nel fonte battesimale, che ci rigenera figli di Dio in Cristo? Dobbiamo, però, fare una distinzione non tanto nel modo di narrare le nostre infedeltà, quanto a come Dio reagisce. Ai nostri giorni, accanto ad una presa di coscienza dei nostri peccati, anche i più dissacranti, non risponde un Dio adirato, pronto a scoccare frecce contro quelli che considera peccatori. Noi spesso stiamo ancora con chi predica ‘occhio per occhio, il dente per dente’, senza porgere l’altra guancia. Il nostro Dio, invece, soffre da Padre per le nostre infedeltà. Dio non è con chi vuole la morte del colpevole. Gesù, il Dio fatto uno di noi, ci chiede di trasformare l’arco da guerra in arcobaleno, vessillo della pace universale, che passa attraverso i colori dell’amore fraterno, attraverso il perdono, se necessario fino a dare, per amore, la vita. Col suo aiuto Gesù ci insegna a dire: “Padre, perdona loro!” Come avventurarci in questo agone, così da riuscire a convertire l’inimicizia in amicizia tra popolo e popolo, tra religione e religione, tra Dio e Dio?
Interroghiamo il mirabile colloquio tra Nicodemo e Gesù. Gli disse Gesù: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo, per condannarlo, ma perché sia salvato per mezzo di Lui. Chi fa la verità viene verso la luce”. Davanti agli innumerevoli e inauditi delitti che ai nostri giorni si compiono contro le varie religioni, in particolare contro il cristianesimo, come dobbiamo reagire? Non possiamo usare le stesse armi del nemico. Il nostro messaggio sia quello di Gesù: “Chi fa il male odia la luce e non viene alla luce”. Rimaniamo nella luce.
don Rinaldo Sommacal