Omelie

Omelia del 8 marzo 2015 - Quaresima III (Anno B)

Una domanda: “I Dieci Comandamenti, scritti da Mosè sotto dettatura,  sul Sinai, oggi relegati tra le leggi ammuffite e da dimenticare, spavaldamente calpestati…, sono ancora validi, attuali, punti cardine del vivere individuale, sociale, universale o sono tavole da museo?” 

Un tempo erano il patrimonio numero uno della nostra fede fondata sui doveri: “Devi! Devi! Devi!”. Un tempo lontano, in campagna, le mamme davano la sveglia ai figli intonando le preghiere del cristiano. Parte essenziale era la recita mnemonica dei Dieci Comandamenti, che erano, quindi, la preghiera quotidiana, l’ossatura della morale, il filtro attraverso il quale passavano e dovevano passare tutte le scelte di vita. Il catechismo della parrocchia faceva perno sul catechismo appreso in famiglia e viceversa. Non si accedeva alla comunione, se prima non ci si era confessarsi da tutte le venialità dovute, magari, alla disobbedienza leggera anche di un solo comandamento.

Quella fede cristiana, fondata sulla legge morale, morale che rischiava di rivestire di peccati anche le persone più oneste, buone, credenti, era tutto oro colato? Con l’abbandono dei campi, arrivò la cosiddetta civiltà dei consumi, con i suoi nuovi comandamenti che, uno alla volta, inghiottirono il Decalogo di Mosè. Velocissimamente la legge morale fu posta in soffitta, con l’accusa di essere superata e antieconomica. Adulti, giovani e ragazzi non sanno più dire e dirsi i dieci comandamenti. Si osannò la libertà di fare ciò che più pare e piace, per es. di dire oggi una cosa e domani, negare di averla detta! In coro tutti a dire: “Siamo finalmente liberi di pensare, dire e fare ciò che più ci interessa”. Relativismo imperante! Così imperante da generare una vita a doppio binario: apparire come i più giusti della terra e nascondere una coscienza corrotta.

Come un prodigio, nel mese di dicembre del 2014, un giullare di nome Benigni, estrasse dagli scaffali gli ammuffiti 10 Comandamenti. Ci offrì una loro rilettura di una maiuscola efficacia, quasi incredibile, vuoi  per la  conoscenza della ricchissima millenaria cultura biblica entro cui è sorto il decalogo; vuoi per la straordinaria attualità dei Dieci Comandamenti, liberati dalla polvere dalla nostra ignorante presunzione; vuoi per la loro forza propulsiva capace di pulire ogni cultura, di iniettare valori assolutamente belli, condivisibili, rigeneranti; vuoi per tornare a salvare ed a salvarci con una ritrovata voglia di purezza nei pensieri, nella parole e nelle opere.

Cosa fare? Riunire le due alleanze, liberarle, perché diventino scuola viva di coscienze individuali e di squadra, dove rigore e gioia si contendano la vittoria. Sì libertà, ma che chiede leggi giuste, da tutti onorate. Sì leggi giuste, ma che non soffochino la libertà di coscienza e che facciano crescere persone meno dispotiche e non portate al divismo di qualsiasi natura. Recitiamo, allora, insieme i 10 Comandamenti: “Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altri dei di fronte a me…"             

don Rinaldo Sommacal