Omelie
Omelia del 15 febbraio 2015 - Domenica VI per Anno (B)
Mosè ed Aronne, per salvare la comunità dalle malattie contagiose, allontanavano dall’accampamento i colpiti dalla lebbra. Dovevano indossare vesti strappate e gridare ‘Impuro! Impuro”! Certe persone disabili venivano allontanate dalla comunità ed erano costrette a vivere isolate, in luoghi disabitati, con tutti gli innumerevoli disagi annessi e connessi. Il sommo sacerdote verificava la natura del male, decideva l’ allontanamento del malato e il suo eventuale rientro in comunità solo dopo l’ improbabile guarigione.
Questi sono i limiti della legge, che, per difendere la comunità, scaccia il singolo, sia egli colpito da una malattia incurabile e contagiosa, sia egli macchiatosi di una colpa grave, punita con l’ergastolo o con la pena di morte. Questa era la legge della prima alleanza, che spesso varcò i confini anche della seconda alleanza. Fino a pochi decenni fa imperava quasi ovunque la pena di morte per certe colpe e l’isolamento per certi malati.
Ma venne Gesù. I suoi nemici lo contestavano quando diceva: “Fu detto …, ma io vi dico…”. Proclamava il comandamento nuovo a volte con le parole, ed a volte con i fatti che lui seminava lungo i sentieri della sua evangelizzazione itinerante. Diceva, per esempio, a quanti lo seguivano e lo ascoltavano: “Vi fu detto, occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico, amate tutti, anche i vostri nemici”.
A volte, (come narra il brano del vangelo, poco fa proclamato e da tutti ascoltato, ora interrogato da me per l’omelia), non solo insegnava con parole eternamente vere, ma compiendo miracoli strepitosi, dalle folle visti e commentati con stupore, accolti come comandamento nuovo, il comandamento dell’amore verso tutti, in particolare verso i più deboli, i più bisognosi.
Ben vengano tutte le più avanzate leggi, volte ad arginare, ma soprattutto a prevenire ed a risanare quanti infrangono le giuste leggi della convivenza. Benedette le scoperte scientifiche che riescono a debellare le malattie di qualsiasi genere, mettendo la salute al di sopra di ogni altra urgenza. Per salute intendiamo il modo migliore di accogliere la vita fin dal suo concepimento e di difenderla fino alle soglie della sua ultima e beata dimora preparata da Colui che le disse: “Sia la vita e la vita fu”.
Meraviglioso è il miracolo, compiuto da Gesù verso il lebbroso. Lo liberò dalla malattia, fisica e sociale. Ci insegna che il bene, qualsiasi bene, compiuto in favore di chi è nel bisogno, lo si deve fare non per essere osannati, ma perché ce lo detta il cuore, come se quel gesto d’amore fatto ad un bisognoso, fosse fatto a Dio e, da Dio, a noi stessi. Benedetta anche la disobbedienza del guarito che andò proclamando e divulgando il miracolo da lui ricevuto da Gesù.
C’è bisogno di entrambi questi valori: fare sempre e solo il bene, per amore e non per amor proprio; testimoniare con gioia e gratitudine i beni ricevuti. Accogliamo Gesù che ci dice: “Ma io vi dico!” Chi mi ha guidato a meditare questo miracolo? Davide!
don Rinaldo Sommacal