Omelie
Omelia del 8 febbraio 2015 - Domenica V per Anno (B)
Giobbe, Paolo e Gesù: sono i tre eccellenti messaggeri dalla liturgia della Parola di questa domenica, ‘Pasqua della settimana’:
- Giobbe: il doppio volto di ognuno di noi: gioia-dolore.
- Paolo: l’intrepido annunciatore del Vangelo: la sua necessità che sta sopra ogni altra necessità.
- Gesù: il medico dell’ uomo e l’assetato di Dio, cercato a qualsiasi prezzo , di notte e di giorno.
Gesù: esempio altissimo del figlio che cerca il padre e del padre sempre pronto ad andare incontro a chi lo cerca. Gesù: il pastore costretto dalle incombenze a lasciare la beata contemplazione per tornare al suo ministero in favore del gregge sempre più bisognoso ed esigente.
Noi: impastati di bisogni di ogni genere, ma anche bisognosi di dialogare familiarmente con Dio, come fece Giobbe, sia nei tempi del benessere, sia durante l’incredibile sequela di disavventure di ordine economico, affettivo, fisico, morale, sociale, a cui andò incontro.
Giobbe: il più retto tra i viventi, che, improvvisamente viene lasciato da Dio in mano a satana, l’acerrimo nemico dei timorati di Dio. Giobbe: ridotto ad una piaga purulenta e gettato in un letamaio dai suoi stessi familiari. Giobbe: visitato dagli amici che lo processano, dicendo: “Se sei ridotto così, significa che tu hai offeso gravemente Dio, il datore della tua vita e dei tuoi beni. Confessalo!” Giobbe: che, offeso, rivendica la sua innocenza, la sua amicizia con Dio e la sua condotta sempre limpida, guidata dalla fede in Dio e dall’amore verso il prossimo. Giobbe che diventa il simbolo degli sventurati innocenti. Giobbe che ha il coraggio di inviare grandi interrogativi a Dio, a quel Dio in cui continua a credere, quel Dio che permette la sofferenza, quel Dio che Giobbe sa essere giusto, ma anche misterioso, la cui volontà è spesso diversa dalla nostra. Giobbe che dice a Dio: “Riprenditi pure la mia vita. Potevi spegnerla nel seno di mia madre. Si è spezzato per strada anche il sottile filo della speranza. Sono stanco di rigirarmi fino all’alba”. Dopo averlo proclamato profezia del futuro uomo dei dolori, Cristo Signore, Dio fece risorgere Giobbe.
Quali sono le domande dell’eterno Giobbe che è in noi, che bussa a tutte le porte, e che suscita interrogativi come questi: “Ma perché? Ma da chi? Ma per quanto?” Non sempre le risposte ci arrivano o ci appagano. Ma sempre possiamo dire, con fermezza, smentendo quanti la pensano diversamente: “Mai e poi mai i mali, permessi da Dio, vengono da Dio come castighi; mai e poi mai Dio si dimentica di Giobbe, dell’uomo dei dolori. Sarà sempre glorificato".
Nelle prove non abbandonare, ma invocare Gesù. Impariamo da lui la giusta strada. Con Gesù possiamo dare sfogo a tutti i nostri interrogativi, senza paura di offendere Dio, se anche un Papa, davanti ad Auschwitz, Gli disse: “Dov’eri Dio? Perché quel silenzio?”. Questo è il vangelo di Gesù. Paolo ci dice che annunciare il vangelo di Gesù, tutto intero, è una necessità. Quante risposte silenziose e intime ci vengono dal Vangelo. Guai a me se non faccio mio il Vangelo tutto intero!
don Rinaldo Sommacal