Omelie
Omelia del 1 febbraio 2015 - Domenica IV per Anno (B)
“Gesù insegnava” scrive l’evangelista Marco. Insegnava nella prestigiosa Sinagoga di Cafarnao. Rispettando la legge mosaica, cominciò ad insegnare di sabato, nel giorno e nell’ora che il popolo doveva dedicare alla preghiera, al digiuno, al riposo e all’ascolto della Parola di Dio. Gesù insegnava, ma continua ad insegnare ed insegnerà. Gesù è colui che può dire, con assoluta certezza, di se stesso: “Non fatevi chiamare ‘maestro’. Uno solo è il vostro maestro: Cristo” (Mt, 23,10).
Il suo insegnamento era, è e sarà la sola cattedra valida per noi cristiani. Su quella cattedra siede LUI, il Maestro, il Verbo di Dio, il Dio verità tutta intera, colui che, con autorità unica può dire: “Io sono la verità! e solo la verità io insegno”. Per questo riteniamo importante riaffermare ciò che scrive Marco: Gesù, entrato nella Sinagoga di Cafarnao, uno dei templi collegati con il tempio di Gerusalemme e ad esso connesso, insegnava. Il suo insegnamento era alto, fedele ed innovativo, ma che tutti potevano comprendere. Infatti tutti “erano stupiti del suo insegnamento”. Dicevano tra loro: “Costui insegna a noi come uno che ha autorità, e non come gli scribi”.
Dove oggi possiamo incontrare Gesù maestro? Ci sono innumerevoli modi con i quali si può incontrare il Gesù che insegna, ripete, conferma, corregge, dà la scalata alla verità e la sminuzza in parabole. Ma l’insegnamento vale solo se lo si ascolta. L’ascolto deve coinvolgere tutti i sensi del corpo e dell’anima dell’ ascoltatore. Più uno si fa ascolto e più l’ascoltatore riceve. Ogni ascolto vero insegna, corregge gli errori, sollecita l’impegno gioioso, dà testimonianza alla verità, rende visibile l’invisibile, indica la strada giusta.
Era quello che chiedeva Dio a Mosè. Disse Dio a Mosè, il maestro indiscusso della prima alleanza: “Io susciterò in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. Gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò”. E’ l’ufficiale promessa fatta da Jahwè del Messia. Ma Gesù non è una promessa; è il Promesso. Gesù, partendo dalla Sinagoga di Cafarnao, cominciò a realizzare quanto Dio di lui aveva detto a Mosè: “Susciterò un profeta pari a me”.
Cosa venne a dire Gesù, il “Promesso?” Venne a smascherare l’impero del male che ha per regina la falsità. Ogni bugiardo di professione è certamente un soldato del padre della menzogna, il diavolo. Come vincere l’astutissimo imperatore della falsità? Coltivando con il pensiero, le parole e le opere, sempre e solo progetti giusti e buoni, facendoli diventare scelte operative, riconoscendo le eventuali debolezze.
Per vincere il male con il bene, ecco la clinica a tutti aperta, ma varcata senza costrizione e liberamente. Chi si sottopone alla radiografia del Vangelo predicato da Gesù, costui certamente vedrà il tanto bene da fare e le inevitabili negatività da risanare con la giusta dieta. Gesù, rivolto severamente al nostro orgoglio che impera, gli dirà: “Taci, Esci da lui”. Noi saremo risanati.
don Rinaldo Sommacal