Omelie
Omelia del 25 gennaio 2015 - Domenica III per Anno (B)
La prima lettura è incentrata sulla mitica figura di Giona. Anche se conosciuto in modo superficiale, viene indicato come la personificazione di colui che, per paura, non sa prendersi le sue responsabilità e fugge. Però, dopo il lavorio di innumerevoli rimorsi, rientra in se stesso, vince il pauroso che è in lui e, confidando in Dio, che lo ha perdonato, rivede se stesso, ritorna sulla scena alla grande e porta la corrotta città di Ninive ad una straordinaria e collettiva conversione.
Giona è un personaggio biblico che parla in continuazione. E’ facile, indicare questo o quel personaggio che giudichiamo un pusillanime, un pauroso, un fuggitivo davanti alle sue sacrosante responsabilità. Ma chi, almeno una volta, non è stato un Giona del suo tempo e della sua vocazione? Chi vi parla, anche ad un esame superficiale, si ritrova più volte in compagnia del primo Giona. In quanto pastore, anch’io ho visto gente speciale e preziosa che, dopo il ‘non vado, scappo, non sono fatto’, magari con l’aiuto di qualche benefico cetaceo, è ritornato a dirsi ed a dire a chi lo manda: “Vado! Ma tu, Signore, vieni con me”.
I frutti positivi ci sono sempre, sia di chi, come Giona, opera da fervente convertito, sia dei più, che in silenzio, hanno sempre vangato e coltivato il campo, senza essere andati a sbattere contro il peccato di disobbedienza, dovuto a paura o a negativa autostima. Ogni IO è per sua natura un singolare e positivo ‘chiamato’. Ogni IO sarà tentato di nascondersi. Ogni fuga è un male sociale oltre che individuale. Ma ogni IO, dopo lo sbaglio, può tornare ad essere quello che natura e Dio gli hanno dato per donare. Grazie Giona del tuo ‘andare’ a Ninive, la peccatrice.
Quel Dio che chiamò e mandò Giona, è il nostro Gesù, figlio di Dio, Egli stesso Dio, che, fin dall’eternità, chiama uno per uno e fa vedere l’identità dei chiamati. Nessun potente li avrebbe presi in considerazione. Invece, alla sequela di Gesù, dodici incolti pescatori, riuscirono a vincere il dragone della paura e portare il vangelo della salvezza al mondo intero. Il vangelo di Gesù , con la chiamata prima e con la discesa dello Spirito Santo poi, si impossessò di loro e loro si lasciarono possedere, fino al punto che, come Paolo, dissero: “Per noi vivere è Cristo”.
Noi siamo qui a testimoniare che, se siamo cristiani, convinti e perseveranti, fino alla fine, capaci anche di sostenere qualsiasi tipo di persecuzione, lo dobbiamo ai dodici pescatori ed ai loro seguaci. Rispetto a Giona, i primi due discepoli di Gesù, Simone e Andrea, fratello di Pietro, non aspettarono di essere chiamati. Furono loro a rompere gli indugi e chiedergli: “Maestro dove abiti?” E Gesù: “Venite e vedrete”. Andarono con zelo e ritornarono evangelizzatori. Dissero ai loro colleghi di lavoro: “Abbiamo trovato il Messia”, e li condussero da Gesù che, disse loro: “Vi farò diventare pescatori di uomini!”. Così Giona. Così gli apostoli. E noi? “Fammi conoscere le tue vie, Signore”.
don Rinaldo Sommacal