Omelie

Omelia del 1 novembre 2015 - Tutti i Santi (Anno B)

Quella di Tutti i Santi, cioè la solennità che celebriamo ogni primo novembre, è anche una mistica sfida che la liturgia lancia a tutti, a noi cristiani in particolare. Sfida tra verità visibili, misurabili e verità altissime, proclamate ma del tutto invisibili a chi, come noi, è ancora nell’economia del tempo e non ancora rigenerato entro l’oceano della visione beatifica dell’al di là.

In altre parole, siamo invitati a sollevare tutte le nostre capacità spirituali, affettive, mentali, fisiche, per puntare occhi ed orecchie lassù, con conseguenti scelte di vita. Per ‘lassù’, intendiamo, non tanto il cielo stellato che vediamo la notte o lo splendore del sole di giorno. Per forza di cose noi dobbiamo usare parole riduttive e improprie nel tentare di sfogliare le pagine che sono scritte sull’invisibile libro che si intitola: ETERNITA’.

Oggi celebriamo due misteri paralleli: l’uno che sale dalla terra al cielo e l’altro che scende dal cielo sulla terra. La solennità di Tutti i Santi ci dice, con autorità, che ogni uomo che esce dal grembo di una donna, entra nel tempo, ma il suo traguardo è ritornare nel grembo di Dio che lo concepì, con la mediazione meravigliosa di Adamo ed Eva. Verità ribadita dal recente Sinodo dei Vescovi. Questa solennità di Tutti I Santi, con una valenza probatoria, ci concede di aprire una finestra, attraverso la quale vediamo un po’ di Paradiso. Mentre lasciamo ad altre liturgie, disseminate nel corso delle settimane, condurci a pascoli ubertosi, non possiamo perdere questa insuperabile occasione di poter contemplare il paradiso, di chiederci cos’è, di domandare chi lo abita, di avere quasi la sfrontataggine di dire, o nel silenzio della coscienza o ad alta voce, magari unita alle voci dei miei vicini: “Posso sperare di avere anch’io un posto in paradiso?”.  

A questa domanda ha già risposto l’Apocalisse che, attraverso quella finestra aperta, ci ha fatto vedere quello che tutti timidamente vorremmo sapere, cioè chi sono e quanti saranno gli abitanti del Paradiso. Apocalisse, il libro delle rivelazioni ultime, dopo averci assicurato la presenza dei ‘contoquarantaquattromila segnati’, di cui non conosciamo l’identità, con poche parole ci inebria con una gioiosa e incontenibile notizia. Dice: “Dopo queste cose  vidi una moltitudine  immensa che nessuno poteva contare…”.

Mi sono permesso di chiedere a Giovanni: ”Ma chi sono tutti questi innumerevoli abitanti del paradiso?”. Risposta: “Posso dire ‘tutti’ i figli di Colui che non vuole che alcuno perisca”. Insisto: “Qual è la strada che dalla terra porta in cielo?” Giovanni mi risponde: “Leggi il vangelo di oggi”.

Lo leggo.! Ma che strano! Quasi  inverosimile. Gesù ha tracciato la strada sicura che ci porta in paradiso, cioè una gradinata fatta di nove ‘beati’. “Beati se…”.  Rileggeremo questo brano. Scegliamo una o più beatitudini che lavano le nostre persone, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Dante, nel suo paradiso dice: "vidi cose che ridire non so e non posso…”. Ed è vero! 

don Rinaldo Sommacal