Omelie
Omelia del 15 giugno 2014 - SS. Trinità (Anno A)
Oggi , con ardire, invertiamo le parti. Anziché essere Dio ad invitarci alla festa, siamo noi ad invitare Dio a fare festa.
Sarà una festa di famiglia, in famiglia. Di quale famiglia parliamo? Non si tratta di una delle nostre famiglie, se non come conseguenza. Con coraggio invitiamo nel nostro Cenacolo nientemeno che la famiglia di Dio. Vogliamo festeggiarla pur con i nostri umili mezzi.
Quel Dio che a Mosè dice di chiamarsi: “Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco di amore e di fedeltà”. In questa solenne sua autopresentazione, Dio ci appare unico e maestoso, ma anche terribilmente solo, quasi bisognoso di cercare compagnia. Ed ecco che, quel Dio, che ci appariva sprofondato in una dorata solitudine, per mezzo di Gesù, ci dice di essere tutto, solo e sempre amore. Amore e solitudine si respingono.
Amore che non genera amore, diventerebbe arido amor proprio. Cosa fa l’amore? L’apostolo Paolo, autore dell’inno dell’amore, ci sorprende, quando ci dice: “Il Dio dell’amore e della pace sia con voi. Perciò salutatevi a vicenda con il bacio santo.” Ma subito ci ricorda che con un altro bacio, ben più prezioso, siamo stati accolti e salutati. E’ il bacio di Gesù, del Padre di Gesù, per mezzo dello Spirito Santo.
Al nostro interrogativo: “Dio è uno splendido, ma freddo monumento della solitudine?”, la risposta non si fa attendere. Non è fatta in modo dottrinale, come si trattasse di una lezione di teologia. La risposta viene da innumerevoli confidenze consegnate a noi, in forma facilissima, da Gesù. Parlando a tu per tu con il dottore della legge di nome Nicodemo, Gesù dice parole, per Lui naturalissime, ma per il suo intelligente interlocutore, altissime, difficili da credere se non fosse ché Gesù era credibile. Gesù, con la massima spontaneità, come se parlasse di una realtà naturale e visibile, disse: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio, unigenito”. Come? Dio padre? Dio figlio?
Fermiamoci qui. Gesù ha fatto una affermazione che, se è vera, è sconvolgente, se è falsa, fa di Gesù il più falso dei profeti. Gesù non demorde, neanche davanti alla replica di Nicodemo.
Gesù dialoga sovente con suo Padre. Ai suoi discepoli spesso parla del Padre suo che è nei cieli, cioè nella dimensione che non è quella fisica, ma spirituale. Quando sta per lasciare questa terra, promette agli apostoli una sua perenne presenza, diversa da quella corporale, che sarebbe relegata necessariamente in un solo angolo della terra. Parla di una presenza simile al vento, al fuoco, alla brezza, che é sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Gesù la chiama per nome: Spirito Santo. Richiamando in sintesi tutti i suoi molteplici discorsi, prima di lasciare questo mondo, Gesù disse agli Apostoli: “Predicate ovunque il mio vangelo. Battezzate tutti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
Quale magistero più conciso, vero, alto, pronto a motivare il nostro ‘Credo in Dio’, credo nel Dio di Gesù Cristo? Si parla di un Dio Trinità, ma lo si indica al singolare. Si dice ‘nel nome…’. Dio, quindi, ha un nome al singolare. Il cristianesimo non è panteista. Dio non è una somma di divinità.
Disse a Mosè: “Non avrai altro Dio all’infuori di Me. Sempre a Mosè dirà: “Quando mi vorrai chiamare per nome, chiamami IO SONO. Non c’è spazio per altri. Ma Gesù rivela una unità di comunione. A condividerla sono le tre persone: Dio Padre, Dio figlio, Dio Spirito.
Potevamo capirlo anche dai discorsi che faceva Gesù, che, quando parlava di Dio lo chiamava sempre ‘Padre’. Nel Giordano Dio indicò Gesù pubblicamente come il Figlio Suo. Ci perdoni la famiglia di Dio, per questi tentativi meschini. Ma io, in Cristo, figlio, fratello e padre, amo la SS. Trinità in modo, se possibile, smisurato.
don Rinaldo Sommacal