Omelie
Omelia del 6 aprile 2014 - Quaresima V (Anno A)
Altra pagina forte, oggi, dell’evangelista Giovanni, il più giovane degli apostoli ed il più moderno degli evangelisti.
Ricorre spesso al dialogo tra i suoi personaggi. Metodo che richiama quello di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I°, ed anche di papa Francesco. Della lunga ed intensa pagina dell’odierno vangelo, mi soffermerò a rileggere, meditare e fare mio quel poco che mi riesce di capire per trasmetterlo a voi. Il Gesù dell’evangelista Giovanni, dialogando, evangelizza ma anche insegna come pregare Dio, Cristo, la B. Vergine, i santi…
Entriamo con umiltà nel racconto che vede protagonisti Gesù, Marta, Maria e Lazzaro, (che Gesù amava), i suoi discepoli ed, infine, anche alcuni giudei. Dice Gesù ai dodici: “Andiamo (perché)…Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato”.
Che rapporto c’era tra Gesù e la famiglia di Lazzaro? Ce lo dice l’evangelista che scrive: “Lazzaro, Marta e Maria erano fratelli ed abitavano a Betania". Maria era quella che cosparse di profumo il Signore. Udito che Gesù veniva, Marta, la più intraprendente delle due, gli andò incontro”. Con un tono quasi di rimprovero, saltando ogni preambolo, disse a Gesù: “Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Marta, che delle due sorelle era la più dedita alle faccende domestiche, fa con Gesù un discorso così alto e forte che ci sorprende. Ancor più ci commuove, quando, rispondendo a Gesù, che le disse: “Tuo fratello risorgerà”, rispose: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”.
Marta è la classica casalinga piena di fede, ma che, immersa nelle faccende, cade nel dubbio che hanno molte donne che, confessandosi, dicono: “Ho tante cose da fare che non riesco più a pregare o, stanca, mi addormento.” Invece è proprio il lavoro, fatto per servire, fatto con competenza e con amore, che produce il pane ed il vino sui quali il sacerdote dice: “E’ il frutto della terra, il frutto della vite, il frutto del nostro lavoro” e li fa diventare il corpo ed il sangue di Gesù. Grazie Marta per questa lezione sulla vita interiore di chi è occupato tutto il giorno in lavori che non permettono il raccoglimento e, quando ci sarebbe, vince la stanchezza.
La risposta di Gesù la consola e va a chiamare la sorella Maria, che muoverà a Gesù lo stesso affettuoso rimprovero di Marta. E’ quello che facciamo tutti, quando improvvisamente veniamo colpiti da un forte lutto. Con la piccola folla che si era formata, proveniente dalle vicinanze, Gesù si portò davanti al sepolcro di Lazzaro. Qui impariamo una cosa nuova e sublime: il primo a piangere sulla morte di uno di noi è Dio, quel Dio che ha preso corpo in Gesù. Dice l’Evangelista: “Gesù… si commosse profondamente…scoppiò in pianto” così intensamente da stupire i presenti. Dio è il Dio della vita. Vinta la prima morte, Gesù ci ordinerà: “Vieni fuori”. Lazzaro risuscitò e molti credettero in Lui. Lo strepitoso miracolo compiuto da Gesù, porti tutti noi a rinnovare la nostra fede nella risurrezione.
don Rinaldo Sommacal