Omelie

Omelia del 16 febbraio 2014 - Domenica VI per Anno (A)

Il Siracide, illuminato dalla sapienza che viene da Dio e che porta noi a noi stessi, fa alcune affermazioni, su cui dobbiamo tornare con la nostra umile  riflessione. Dice Siracide: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti (di Dio), essi ti custodiranno… Grande è la sapienza del Signore… Egli vede ogni cosa”.

La lezione del Siracide inizia con un “se vuoi”. A “se vuoi” si contrappone il “se non vuoi”. Ecco una verità che sta alla base di ogni parola detta per dire ‘chi è l’uomo?’

Quale la verità? Che l’uomo è un ‘se voglio’, quindi libero, libero anche di dire ‘se non voglio. Il ragno non sceglie, esegue la tela. E’ il buono o il cattivo uso di quel ‘se vuoi’ che fa dire al Siracide: “Davanti agli uomini stanno  la vita e la morte, il bene e il male”.

Diremo cose mille volte dette e date  per scontate, abbarbicate come edera, sui pulpiti delle nostre chiese. Ma dobbiamo ridirle, con nuova vigoria e con l’accanimento che ci viene dall’andazzo ambiguo e bugiardo, guidato dal dio della contraddizione, che aspetta di sentire ciò che il vero Dio vuole, per dire, con seducenti argomenti, l’esatto contrario.

Mentre Dio, per bocca dei suoi messaggeri, di Gesù e attraverso l’evangelizzazione della Chiesa cattolica, continua a dire “se vuoi, osserva i miei comandamenti”, il potente padre della menzogna, strisciando sulla pelle del nostro amor proprio, rigetterà ogni autorità morale e predicherà che è lecito tutto ciò che si vuole. 

Quello che oggi mi torna buono, domani, se cambiano i miei interessi, dirò che è vero il suo contrario. Questa è una delle chiavi per interpretare il fallimento della cultura oggi imperante su gran parte della terra. Idolatrando per interesse il relativismo morale, si è  giunti ad affermare che: “E’ lecito sempre e solo quello che mi è utile, qui, ora, anche se il mio utile è il peggiore dei mali altrui”. Fa dire ai ladri: “Il peccato è non farla franca”. Da qui l’esigenza di alcune fondamentali conseguenze che hanno l’autorità non negoziabile della legge naturale, stampata dal Creatore nella coscienza di ognuno e sottoscritta da Cristo con il suo sangue sul Calvario.

Prima conseguenza: Dio, nel suo amore, ci ha rivelato i suoi comandamenti che, se osservati da tutti, tutti renderanno liberi di fare il bene e di dire al tentatore: “Vade retro satana”.

Seconda conseguenza: certamente l’obbedienza è una parola ambigua e contraddittoria: un proverbio dice: “obbedire per forza, non vale una scorza”.

Una delle operazioni che si fondano sulla più nobile natura umana e sulla grazia che piove su tutti è quella di obbedire liberamente, con amore e con perseveranza. Obbedire non solo a degli utili, ma cangianti precetti umani, bensì a quei fondamentali valori che fanno dell’animale un uomo libero imprenditore di vita, quella vita che ha una vocazione: entrare da figli nella stessa  famiglia di Dio. Chi il ponte? L’Emmanuele.  

don Rinaldo Sommacal