Omelie
Omelia del 9 febbraio 2014 - Domenica V per Anno (A)
Se mi fosse permesso di paragonare la Sacra Bibbia ad una faretra, oggi vorrei estrarre tre frecce molto efficaci. Frecce scoccate da Dio per mezzo di Isaia profeta, dell’apostolo Paolo e direttamente da Gesù, il ‘Verbum Dei’.
Dice Dio per bocca di Isaia: “Non consiste forse il digiuno che voglio, nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo…?” E’ una voce potente, inquietante, chiarissima, che viene da lontano, ma che è di una impressionante attualità.
I ‘Cicero pro domo sua’, presenti anche tra noi, anzi dentro di ciascuno di noi, potrebbero obiettare: “E’ tempo di crisi nera anche da noi. Non possiamo trascurare i nostri, per venire incontro al forestiero”. E’ verissimo, ma già Isaia aggiunse: “…senza trascurare i tuoi parenti”.
La conseguenza è più che evidente e cioè: se tu hai scelto di essere famiglia di Dio, ricordati che la casa di Dio è senza porte e senza mura. I suoi confini arrivano là fin dove c’è stirpe umana, fin dove c’è una sua creatura minerale, vegetale, animale. Se Dio è il Padre unico, significa che noi, più o meno perfetti, siamo fratelli e tutti commensali di Dio. Ecco da dove scaturisce il comandamento di Dio, già sopra ribadito, che ci chiede di occuparci anche dei bisogni del prossimo, usando, però, ragionevolezza, evitando di favorire l’accattonaggio come professione. Una cosa posso testimoniare con certezza, che la carità, espressione visibile dell’amore, non ci fa più poveri.
L’apostolo Paolo a sua volta, con l’ardore dell’arciere di Dio, dice agli Efesini: “Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione”. Perché? Lo dice egli stesso: “… perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. Questo forte monito è rivolto soprattutto a noi, annunciatori della Parola di Dio, ma anche a voi, fedeli. Voi avete il pieno diritto di chiedere al predicatore il massimo del suo impegno nel preparare l’omelia. Dovete poi compatire, non la trascuratezza, ma i limiti più o meno vistosi di ogni presbitero. Per esempio: l’omelia più efficace del sacerdote sulla carità è quella di essere lui uomo di carità a 360 gradi.
Infine Gesù, affinché ogni diversità di carattere possa diventare una originale e preziosa risposta alle proposte della Parola di Dio, propone due forti e necessari stili di vita, tra loro diversi, ma complementari, che sono: la spiritualità del sale e la spiritualità della luce.
Il sale è prezioso quando c’è, e nella misura giusta. Si fa sentire in modo negativo quando nelle vivande o è troppo o manca. Quante persone durante la mia lunga missione di pastore, ho incontrato ricche di questa spiritualità: presenti e operanti nel modo giusto, al momento giusto, in silenzio.
Ma papa Luciani ci fa dire che altrettanto forte è la spiritualità della luce. Lui, umile come il sale, fu posto sul più alto candelabro per essere luce al mondo intero. Se occorre, saper accettare anche la visibilità.
don Rinaldo Sommacal