Omelie
Omelia del 26 gennaio 2014 - Domenica III per Anno (A)
Dall’inizio della creazione, con il sapore di un ‘prima’ che viene dall’eternità e che diventa un perenne divenire, c’è un potente binomio, continuamente in conflitto. Ce lo narra la Bibbia, Gesù in persona, oggi il magistero della Chiesa Cattolica, nuovo corpo di Cristo. Un binomio che pervade la Liturgia della Parola che stiamo celebrando.
Il binomio è riassunto lapidariamente con due parole, ma che sono solo l’incipit di un evolversi senza fine nel tempo e nello spazio. Inizia Isaia, sempre più un nostro compagno di viaggio. Dice: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Impaziente e, voglioso di non perdere l’occasione, lo incalza il salmista che dice e ci ha invitato a dire in coro: “Il Signore è mia luce e mia salvezza”.
Già su questa affermazione possiamo aprire un capitolo che non ha fine. Infatti, ‘luce’ e ‘tenebra’, sono le prime parole che inaugurano il vocabolario biblico. E’ la prima parola che Dio pronunciò, nell’accendere il miracoloso big-bang (se risulterà vera la teoria dell’evoluzione), ma che resta ugualmente vera per ogni corrente di pensiero, poiché, o in un modo o in un altro, ci vuole sempre una causa non causata per avere l’ inizio scientifico del Creato, che nessuno può mettere in dubbio.
Cerchiamo la parola onnipotente con cui Dio trasse dalle tenebre, segno del nulla, questo strepitoso universo. “Disse Dio: Sia la luce. (E la luce fu). Vide che la luce era cosa buona e “separò la luce dalle tenebre”.
Prima di salpare, per una attraversata immensa dall’inizio della creazione fino all’incarnazione del Verbo, l’autore della creazione e che si fa chiamare LUCE, dobbiamo porre, con radici profonde, un principio, senza il quale si cadrebbe nel regno delle tenebre. Per la Bibbia le tenebre sono il regno del nulla o di tutti i mali, da quello morale a quello fisico, intellettuale, ecc. Impariamo da Isaia una verità che tutti inconsciamente ammettiamo, ma che quasi sempre calpestiamo. Quale la verità? Che solo Dio è la fonte perenne della luce vera. Chi cammina alla luce che Dio ha diffuso nelle coscienze di ciascuno, costui, sia egli un singolo, che famiglia, che popolo, ecc… diventa luminoso ed, a sua volta, luce per i suoi passi e per i passi di quanti lo seguono.
Un interrogativo: “Chi sono coloro che, inondati dalla luce che è Dio e viene da Dio, devono guidare il popolo verso la luce, simbolo di ogni bene senza alcun male? Risposta: tutti! Ma come abbiamo risposto? Se lo chiedano gli evangelizzatori, i genitori, gli educatori, gli amministratori, i governanti. Luminose sono tutte quelle persone di buona volontà e dal cuore retto e puro. Il nostro ‘oggi’ ha bisogno urgente di luce, quindi di portatori di luce, per poter uscire quanto prima da questo marasma perfino inspiegabile. Gesù, che amò definirsi ‘luce’, torna a dirci: “Chi cammina nella luce non cammina nelle tenebre”e ci ordina, con la forza di chi ci ama: “Convertitevi”.
don Rinaldo Sommacal