Omelie

Omelia del 29 dicembre 2013 - Domenica dopo Natale (Anno A)

Sublimi, perfino incredibili, sono le affermazioni presenti in tutte e tre le letture bibliche appena udite. Spalancano porte e finestre su quello che l’uomo è per Dio e quello che Dio è per l’uomo. 

Tentiamo di risalire timidamente i gradini di questa scala che continuamente porta Dio verso di noi e noi verso Dio. Che cosa si dice di Dio, del Dio che si fa conoscere anche da chi non conosce la rivelazione, ma è raggiunto dalla voce della coscienza che, come viene da Dio, a Dio porta?

Il sorprendente brano del Siracide fa parlare la sapienza. A volte sembra che Essa, per Dio, sia una sua privilegiata creatura, ma, subito dopo fa capire che la Sapienza è Lui  in persona. Sia essa la prima creatura di Dio o sia essa Dio in persona, dopo averci detto che è stata esaltata da Dio in mezzo all’assemblea di tutte le creature, nate dalla sua onnipotenza, improvvisamente la sapienza ci dice: “Il Creatore dell’universo mi diede un ordine: “Fissa la tenda in Giacobbe” cioè non tra gli astri, ma tra gli uomini. Da allora la Sapienza parla come un IO.

Per preciso comando divino, la Sapienza ha affondato, in modo perenne, le sue radici tra gli eletti di Dio, cioè tra noi immagini visibili del Dio invisibile. Ci si potrebbe fermate qui, per bearci di essere inondati da questa rivelazione che ci riguarda e ci fa capire, al di là della nostra unica impareggiabile religione cristiana,  quanto siamo preziosi a Dio, quindi ancor più a noi stessi.

Invece no. L’apostolo Paolo, attingendo dal libro della Sapienza, ma ancor più illuminato direttamente da Gesù, in quell’incontro-scontro, sulla via di Damasco, non vede l’ora di invitare la carissima comunità di Filippi, a cantare con lui questo inno: “Benedetto Dio… che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Quali sono queste benedizioni che mandano in visibilio Paolo? Lo dice subito dopo: “In Lui (Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati di fronte a Lui nella carità, predestinandoci ad essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”. 

Ecco svelato il disegno di Dio, già abbozzato nella prima lettura, ma definitivamente svelato nel prologo del vangelo di Giovanni. Sono verità strabilianti che ci piovano addosso a cascata. Cosa aggiunge di tanto rivoluzionario l’Evangelista? Temo solo di sciupare, con le mie scadenti parole la potenza della Parola di Dio. Nella famiglia di Dio, il figlio si chiama ‘Parola-Verbo’. Termine latino diventato un classico per definire il Figlio di Dio. Ebbene? Risentiamo l’Evangelista: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…A quanti lo hanno accolto, ha dato loro il potere di diventare figli di Dio”. Sì, l’abbiamo finalmente detto e svelato: se lo accogliamo, siamo famiglia di Dio. Se così è, così sia! 

don Rinaldo Sommacal