Omelie

Omelia del 1 dicembre 2013 - Avvento I (Anno A)

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L’anno liturgico 2013-2014, ci spalanca le porte, ci saluta e ci rivolge un invito: “Venite! Saliamo sul monte del Signore”.

Risvegliati da un certo torpore, dovuto all’abitudine delle cose meravigliose e preziose, come i ricchi per nascita che non conoscono le gioie segrete e rigeneranti della faticosa, ma intelligente azione sospinta dal bisogno,  ci troviamo d’improvviso davanti ad un ingresso  splendente su cui è scritto: “La casa del Signore”. ‘I nostri piedi, dice il salmo, sono fermi davanti alle tue  porte’. A quelle porte bussa il nostro presente con tutto il suo passato.  Da dentro una voce forte ci dice: “Entrate, ma solo se siete rivestiti con le armi della luce!”.

Davanti a questa perentoria condizione, dopo aver cantato “andiamo con gioia alla casa del Signore”, risorgono tra noi gli eterni malcontenti, i malumori, i dissensi. Vorremo noi porre le condizioni per entrare in paradiso. Noi vorremmo dettare le condizioni a quel Signore che ci invita alla sua casa, ma che esige gli abiti giusti. E’ il subbuglio vivace che caratterizza ogni Avvento. L’Avvento è la prima stagione, la esplosiva primavera  di ogni anno liturgico.

L’Avvento torna ricco di  messaggi tra loro solo apparentemente in conflitto. Ci parla di una fine misteriosa e di un nuovo inizio così ricco e rivoluzionario da sbalordire. Ci annuncia gioie indescrivibili, ma dopo perversioni, catastrofi, punizioni che non si possono neppure immaginare. Tutto fa parte della misteriosa, provocatoria e preziosa pedagogia di quel Padrone di casa. Una cosa è certissima: se ci rivestiremo ‘del Signore Gesù Cristo’, nei pensieri, nelle parole e nelle opere, evitando le omissioni colpevoli, vedremmo già con i nostri occhi mortali, realizzarsi la divina promessa, spesso invocata, ma ancor più spesso violata da noi, capaci per egoismo e per superbia, di autodistruggerci pur di distruggere l’altro da noi stessi, cioè il nostro prossimo. 

Chi si riveste di Gesù Cristo, non per finta e non per una fuggevole comparsa, ma con convinzione, costui diventa il guerriero dell’onestà, e l’agricoltore che rigenera l’Eden, dove Dio passeggia con noi. Sono coloro che si sono rivestiti di Cristo Gesù e camminano con Lui, che si  definisce la LUCE del mondo. Famosi o ignorati, essi saranno i protagonisti dei profetizzati tempi nuovi, certamente difficili, ma possibili, in cui si vedranno le spade diventare aratri, le lance trasformarsi in falci, le nazioni seppellire l’arte della guerra e coltivare, con la guida del maestro divino, un futuro degno della nostra nobiltà di figli di Dio. 

Ma attenti: l’orgoglio della bestia che seminò la divisione all’origine del mondo, l’invidia omicida di Caino, la presunzione di Babele… possono ancora fare del male, molto male, su tutta la terra. Il compito del nuovo anno liturgico è quello di tenere vivo il nostro dinamismo nel volerci rivestire con le armi della pace e di combattere la buona battaglia, non quella che divide, ma quella che riunisce tutti noi in una sola famiglia.    

don Rinaldo Sommacal