Omelie

Omelia del 10 novembre 2013 - Domenica XXXII Per Anno (C)

Tra Gesù e le alte scuole che in Gerusalemme interpretavano le Scritture, ci fu sempre tensione. Le diverse correnti di interpretazione della Bibbia, dividevano i teologi del tempo soprattutto in tre correnti, che generavano modi diversi di imporre il ‘credo’, di fare leggi religiose, sociali e politiche. Gesù non faceva parte né dell’una, né dell’altra corrente teologica. Gesù, che conosceva alla perfezione ciò che dicevano queste scuole di pensiero, con la sua predicazione suscitava fortissime turbolenze all’interno dei tre partiti, detti degli scribi, dei farisei e dei sadducei. Erano divisi su molti punti fondanti, ma erano uniti nell’accanirsi contro Gesù, che sparigliava, con la sua condotta e con le sue parole, tutta la loro visione delle cose.

Rileggiamo, con particolare attenzione, il breve, ma intenso brano evangelico da poco ascoltato, che tocca il grande interrogativo: “Cosa c’è dopo la nostra morte?”. I sadducei dicono categoricamente che non c’è risurrezione. Gesù, con un metodo, più tardi fatto proprio da san Paolo, sapendo di avere, su questo tema, il parere favorevole dei farisei, ad un gruppo di sadducei, che lo seguivano per contraddirlo, disse: “I figli di questo mondo… giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti… non possono più morire, perché sono…figli della risurrezione, sono figli di Dio”. Poi, usando il contropiede, come si dice in gergo calcistico e, mettendo a soqquadro tutta la loro conoscenza teologica che negava la risurrezione, entrando nel loro campo specifico, e facendo notare che erano in ritardo nel comprendere le scritture, di cui si vantavano di conoscere perfino le virgole, Gesù disse loro: ”Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono per lui”.

E’ attuale questo tema? Sì, anche più di sempre. Noi, più anziani, ricordiamo con nostalgia come era dolce pensare che, dopo le molte fatiche, vissute alla luce delle virtù teologali, predicate dai nostri sacerdoti, semplici ma veri uomini di Dio, ci attendeva il paradiso, simile al presente, ma corretto, risanato e migliorato. Oggi, invece, con lo sviluppo, soprattutto della tecnologia, che mette nelle nostre mani una specie di onnipotenza, più sappiamo dominare la materia, più deboli diventiamo nella spiritualità e nella fede, per cui, anche eminenti scienziati lanciano dubbi sulla risurrezione e la vita eterna.

Ma cosa danno in cambio?  Solo tristezza che spesso diventa angoscia e porta a chiederci: “Allora, perché vivere, soprattutto se questo tipo di vita non mi dà futuro, speranza, ma solo lacrime e timori sul ‘dopo’. La scienza ci dà molto, ma solo la fede di dice cosa ci sarà dopo l’amen al presente. La nostra fede scaturisce da Cristo, sì morto, ma risorto. Diremo tra poco: “Credo la risurrezione dai morti e la vita eterna”. Amen! Allora ha ragione Gesù!

don Rinaldo Sommacal