Omelie
Omelia del 3 novembre 2013 - Domenica XXXI Per Anno (C)
Su di noi e per noi (credenti in Cristo e nel Dio di Gesù, ancora avvolti dagli accecanti splendori della solennità di Tutti i Santi, avvolti dal mesto mantello della commemorazione di tutti i nostri defunti), (su di noi) piovono messaggi estremamente confortanti, coscienti di essere un popolo di peccatori.
Fossero uscite dalle labbra di Gesù quelle parole, avremmo detto: “Parla Dio, l’amore in persona, disposto a dare la sua vita per salvare anche uno solo di noi!”. Invece sono dette, con particolare insistenza e autorità, dalla Sapienza veterotestamentaria, per mezzo di un profeta che tutti giudicavano ‘il saggio’, ‘il sapiente’, ‘l’ispirato da Dio’, quindi da ascoltare e da seguire.
Quali sono questi messaggi, portatori di una speranza così forte nella salvezza, capace di sbaragliare anche il più impenetrabile regno delle tenebre, per portare tutti a casa, che è la casa di Dio. Cristo ha garantito a tutti noi: “Vado a prepararvi un posto”. Dice l’autore del libro della Sapienza: “Signore, … tu hai compassione di tutti, perché tutto puoi; chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento… Signore, amante della vita … sei indulgente … tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano…perché messa da parte ogni malizia, credano in te”. E’ una pagina da incidere, con divino scalpello, nella mente e nel cuore di ogni persona umana, nata dall’amore tra sposo e sposa e con il soffio di Dio, che vi ha immesso l’anima, seme di divinità, che ci ha fatti a sua immagine.
Di solito i profeti della prima alleanza usano un linguaggio molto duro, sferzante, foriero di castighi, tutti attribuiti, come allora si credeva, a Dio, che a volte confessava di essersi pentito di aver creato l’uomo. Invece no: il vero Dio è la Sapienza che si fa sentire con tenerezza dagli umili, ma anche ai professionisti della sapienza. Li invita ad usare il loro alto sapere, non per contendere a Dio il primato, fino alla tentazione di sostituirsi a Lui, ma per capire e far parlare Dio, il Dio di ieri, il Dio di domani, il Dio di oggi.
Chi è questo Dio, profetizzato in mille modi diversi? Ecco la sua identità, sempre all’opera, a nostro beneficio immediato, ma soprattutto ultimo: è compassionevole, chiude gli occhi sui peccatori, pentiti li aspetta, è indulgente, soprattutto ama la vita e ogni vita; per correggere chi sbaglia non monta su una ‘Ferrari’, ma usa la pazienza della lumaca, per non spegnere la flebile fiamma di quanti stanno perdendo la loro dignità e nobiltà di figli di Dio e non perdere per strada qualcuno. Gesù ci dice: “Non spegnere il lucignolo fumigante”; piuttosto versategli dell’olio, perché torni nuovamente a splendere di luce viva, come il giorno del battesimo.
Con quest’animo leggiamo anche Paolo che dice: “Io prego per voi, perché siate degni della chiamata di Dio”. Gesù si auto-invita a casa di Zaccheo, un pubblico peccatore. I farisei lo accusano: “E’ entrata di un peccatore”. Rispondendo, dice loro: “Sono venuto a cercare ed a salvare ciò che era perduto”. Non si spenga la lampada della nostra fede, per nostra colpa.
don Rinaldo Sommacal