Omelie

Omelia del 13 ottobre 2013 - Domenica XXVIII Per Anno (C)

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Bellissima la tesi proclamata dall’apostolo Paolo: “La Parola di Dio  non è incatenata”. Memorizziamolo!

Chi, in qualsiasi modo, si proponesse di incatenare Dio e Cristo, la sua Parola immortale, invano cercherebbe di metterli in catene (Uomo avvisato, mezzo salvato). I perché ed i come, li consegno, come perle preziose, alla vostra creativa riflessione, rettamente guidata. Il miracolo, poi, compiuto da Gesù nei confronti dei dieci lebbrosi, dei quali uno solo torna a rendergli grazie per la guarigione, è fonte di innumerevoli commenti, che oggi pioveranno giù da milioni di pulpiti, sparsi ovunque. Alta ed insistente è la voce di coloro che chiedono, ma la parola ‘grazie’, è quasi scomparsa dalle nostre labbra, quindi dal cuore, come se tutto ci fosse dovuto.

Ma oggi con voi voglio interrogare alcuni verbi, tutti all’indicativo, contenuti nella prima lettura, che narra l’originale miracolo compiuto dal profeta Eliseo, succeduto al grande Elia. Aveva la fama del ‘guaritore’. Richiesto di una medicina, anche costosissima, per guarire Naaman, pagano per religione, ma potente e ricco politicamente, Eliseo, come terapia, gli propone di scendere nel fiume Giordano sette volte. “No! Ridicolo!” dice Naaman il lebbroso. “Nel mio paese ci sono fiumi ben più consistenti e potenti del Giordano”. “Se è così facile scendere al fiume, perché non farlo?” gli suggeriscono i suoi fedeli accompagnatori. Alla fine fece proprio così! E la lebbra scomparve.

Con curiosità ritorniamo sulla pagina appena letta ed interroghiamo i tre verbi che sembrano altrettante frecce, estratte dalla divina faretra e scoccate con precisione ed efficacia sul bersaglio (noi) da un misterioso arciere. Vediamoli, uno per uno, questi verbi all’indicativo:

  • Naaman ‘scese’: è un verbo dai mille significati. In questo caso Naaman dovette scendere innanzitutto dalla sua alterigia, abituato come era a dar ordini e non a riceverli. Bisogna scendere dal trono dell’orgoglio, nutrito dalla superbia, che non cede un passo neppure quando si è sull’orlo del fallimento. Dio ascolta gli umili.
  • Naaman ‘si immerse’: è un gesto di fiducia, anzi di fede, alle parole del profeta ed al consiglio degli amici veri. Come il concepito, immerso nel seno della mamma, prende vita e si prepara ad essere un ‘unum’ che esce dalle viscere dell’Eterno, così chi vuole incontrare Dio, per qualsiasi bisogno, deve tuffarsi nel mistero. La fede apre lo spartito della sinfonia sulla Verità.
  • Naaman ‘ridivenne’: ecco il prodigio. Chi incontra Dio, in Lui si immerge e compie la Sua volontà, costui ‘ridiventa’, cioè esce rigenerato da quell’incontro con Dio, nel quale dubitava, ma al quale, infine, ha creduto. 

Ed ecco la strana conclusione del pagano convertito, ma che conserva i simboli della fede universale: chiede alcuni sacchi di quella terra su cui avvenne il miracolo che gli fece scoprire l’unico vero Dio. ‘Terra santa’ la considerò Naaman quella su cui posavano i suoi piedi purificati dalla lebbra. La nostra ‘terra santa’ è la Parola di Dio, dalla quale riceviamo la fede, la speranza, doni divini che, se accolti, ci fanno diventare persone che vivono la vera carità. 

don Rinaldo Sommacal