Omelie

Omelia del 18 agosto 2013 - Domenica XX Per Anno (C)

Non so se dicono il vero o se inventano scuse per fare le vittime, ma, interrogati sulle vacanze, con fastidio gli studenti dicono: “Ci hanno caricato di un numero di lezioni anche maggiore che durante l’anno scolastico”. 

Prendo pretesto da questo commento scolastico, quasi scontato, per dire a me ed a voi: “Questo è il tempo della distensione e del riposo o no?". Noi sacerdoti non dobbiamo far piovere su di voi, assidui frequentatori della domenica, omelie prolisse e pesanti”. Cercherò per me e per voi qualche pensiero a volo d’uccello, succhiando, come l’ape da fiore a fiore, dalle ricche pagine della odierna liturgia che è della XX/a domenica del Tempo Ordinario’.

La pagina di Geremia è tutt’altro che leggera. I vari capi-popolo insorgono contro il profeta che predice un futuro plumbeo, causa il loro malgoverno. Sedecìa, il legittimo re, non condivide la condanna a morte del profeta, ma di fronte al tumulto dei capi-popolo,  anticipando di qualche secolo Pilato, dice.: “E’ nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi”.

Una prima conclusione: nel gestire qualsiasi potere si può incorrere in due rischi: o quello di governare secondo giustizia, per il bene del popolo, a costo anche di essere invisi, umiliati, deposti, inviati in esilio, magari da coloro che lo avevano eletto; o quello di lavarsi le mani, ricorrendo al metodo populista di Pilato. Cioè: ‘Conosco la verità, ma, per non perdere il potere, vi dico: ‘fate quello che volete”.

Seconda conclusione: esercitare rettamente il potere ricevuto dal popolo, per il bene di tutto il popolo, normalmente significa sottoporsi alla croce. Verrà il giorno in cui, per essere per tutti e al di sopra di tutti, sarai, anche dai tuoi, criticato, ripudiato, magari deposto. Peggio ancora se l’autorità per legge, dovrà firmare  scelte imposte da un referendum che la retta coscienza non può accettare.

Alla prima lettura fa seguito la pagina evangelica. Dalla bocca di Gesù sono uscite parole difficili da capire. Ma Gesù non dice mai verità in contraddizione tra loro, come qui può sembrare. E se queste parole dirompenti fossero una risposta data da Gesù agli interrogativi della prima lettura? “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, ma divisione”, dice. 

Gesù, qui, con parole inaudite e forti, va predicando, insegnando e trasmettendo ai suoi discepoli e, oggi a noi, la forte e irrinunciabile necessità  di smascherare e debellare tutte le subdole e micidiali idolatrie, che, in modo più o meno occulto, si insediano in noi e tra di noi. Idolatrie che spadroneggiano entro di noi, che dividono gli uni dagli altri, che inquinano le mura domestiche, che toccano famiglie, comunità, che portano divisione anche al nostro interno. Quando siamo divisi tra noi, lo siamo anche con Cristo e non avremo mai più pace vera.

Dico a me e a voi quello che la lettera agli ebrei dice da secoli a tutti: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso  lo sguardo su Gesù, colui che  dà origine  alla fede e la porta a compimento”.

Prendiamo parte a questa corsa!

Don Rinaldo Sommacal