Omelie

Omelia dell'11 agosto 2013 - Domenica XIX Per Anno (C)

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Ci è stato fatto ascoltare, per primo, un brano dal titolo più alto del monte Everest. Per giunta, il libro da cui è tratto è uno dei libri che contengono la “Parola di Dio”, perché ispirato da Dio. Si fa chiamare ‘Libro della Sapienza’.

Chi può vantarsi, senza se e senza ma, di essere la Sapienza personificata? Non può che essere UNO solo. Chi, infatti, oserebbe dire: “Io sono la Sapienza?” O è un impostore, o un falso profeta, o un tiranno, o.…, 

A noi oggi succede proprio questo. Alla nostra domanda: “Chi sei tu che ti fai chiamare Sapienza?”, risponde: “Io sono Dio, il tuo Dio. L’Unico”. La Chiesa, con l’autorità ricevuta dallo Spirito Santo, alla domanda: “Quali sono i libri da considerarsi ‘Verbum Dei?”, risponde attraverso una definizione conciliare, dove vengono enumerati, uno per uno, tutti e solo i libri da considerarsi sicuramente ispirati da Dio. Tra questi brilla il libro che oggi abbiamo sott’occhio: il libro detto ‘della Sapienza’.

Non è un libro scritto da una  saggia persona umana. E’ un libro che Dio ha ispirato e che un fervente profeta ha saputo cogliere e trasmettere a noi con parole sue.

I libri della Bibbia hanno i limiti dovuti agli scrittori ispirati, ma anche tutte le ardite cime della verità su Dio, sull’uomo, sul creato, sul passato, sul presente e sul futuro, che parte da Dio e va a sfociare nel cielo di Dio che sarà anche per noi l’eterno presente, l’IO SONO. Leggiamolo, anche a casa, e non come se fosse un compito scolastico, bensì perché abbiamo sete sempre più forte della Parola di Dio presente e nella Tradizione custodita dalla Chiesa e nei singoli Libri che compongono la Bibbia. 

Sottolineerei, in particolare, un trafiletto, presente nel brano qui proclamato. Dice: “I figli dei giusti offrono sacrifici in segreto impongono, concordi, la legge divina, per condividere allo stesso modo successi e pericoli, intonando le sacre lodi dei padri”. Noi, che crediamo alla Parola di Dio, dobbiamo chiederci: “Ci riteniamo nel numero dei ‘giusti? Quali sacrifici, di nascosto, offriamo a Dio, perché tra noi, chiamati a governare il mondo, ci sia l’unità nel capire, nel professare e nel realizzare la legge divina dell’amore?”.

E’ giusto chiedercelo in tempi difficili come i presenti, quando la legge divina dovrebbe ispirare i principi morali, condivisi da tutti, da tradurre in scelte condivise. Come mai, anche noi cristiani, uniti dallo stesso Credo in Chiesa, quando siamo nelle stanze della politica, seguiamo ‘credo’ diversi dal Credo in Dio Padre, in Gesù Cristo, nello Spirito Santo, nella Chiesa, nella Comunione dei santi…?”. Mi chiedo: “Perché anche i cristiani, quando scendono nel sociale (e fanno bene), diventano, però, ferocemente avversi anche tra loro?”. San Paolo ci direbbe: “Non abbiate paura delle diversità. Sono doni di Dio. Devono servire, non per dividere, bensì per edificare la casa comune, seguendo l’esempio che ci danno le membra rispetto al corpo." Altro esempio da seguire: Abramo, in ginocchio solo davanti a Dio e non ad idoli passeggeri.

Don Rinaldo Sommacal