Omelie

Omelia del 17 marzo 2013 - Domenica V di Quaresima (Anno C)

Riprendiamo in mano quanto disse il Signore al suo fedele profeta Isaia: ”Ecco io faccio una cosa nuova…”.

E’ una di quelle affermazioni così forti che: o sono grosse bugie mascherate, per ottenere dagli sprovveduti consensi interessati; o porta a Colui che, solo, può fare ciò che vuole e ciò che dice di volere.

Questo generico ‘Colui’, lo si chiami con qualsiasi appellativo, è quello che, da tutte le religioni, viene considerato ‘DIO’.

Mettiamolo alla prova e vediamo se, quella promessa, è una abile menzogna o una strepitosa verità, che tutti invocano e attendono.

Dice il Signore di Isaia: “Io faccio…”. Ecco una affermazione che si pone o sul versante dell’inganno o sul crinale del fare quello che si promette. Solo un professionista della bugia o solo Dio possono affermare perentoriamente ‘Io faccio”.

Cosa fa il Signore di Isaia? Senza esitazione alcuna, dice: “Faccio una cosa nuova”.

Chi può dire: “Faccio una cosa nuova” e poi realizzarla al cento per cento?” Solo chi realizza ciò che ha giurato di fare svela la sua vera identità. Noi, umani, possiamo al massimo prendere ciò che già esiste, e manipolarlo. Ma quel “faccio una cosa nuova” dice che prima non esisteva e che, colui che la fa esistere, deve avere il potere di trarla dal nulla. Qui cadono i diaframmi e tutti possiamo vedere se quel tale che promette queste cose nuove è un bugiardo od è Dio, l’unico che può trarre dal nulla cose nuove.

Chiediamogli con umile coraggio: “Quale cosa nuova vuoi fare?”.

Il Signore di Isaia ci risponde: “Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa, mi glorificheranno le bestie selvatiche… e il popolo che io ho plasmato, celebrerà le mie lodi”. Soppesando parola per parola, c’è di che stupire o stupire di non stupirsi.

Da quando mondo è mondo, noi non abbiamo mai visto, pur con i potenti mezzi che la tecnologia dispone, il deserto del Sahara, o ogni altro deserto vero, come quelli dei pianeti finora esplorati, diventare ‘paradisi terrestri’. La verità più preziosa, però, non sta nel deserto materiale che ci auguriamo possa fiorire, ma nel vedere l’uomo, i popoli, il lavoro, i rapporti sociali, l’uso dei beni, le politiche, le religioni ecc. rinnovarsi per rinnovare le varie civiltà affinché tutti portino e ricevano la gioia di vivere, la condivisione, nella buona come nella cattiva sorte, tra le persone, le famiglie, le comunità, i popoli, le varie culture, ecc.

Ecco il monito oggi: diventare ‘cosa nuova’, con il Signore di Isaia, che ha lasciato i cieli per scendere tra noi, come l’agricoltore che ha bonificato il cuore dell’uomo e vi ha immesso quella cosa nuova, cioè il seme che vince il deserto e porta ogni piccola zolla umana ad unirsi alle altre zolle per “celebrare, nella gioia, le lodi” del Signore. La Chiesa cattolica una grande novità ce l’ha donata: il Santo Padre Francesco. Un miracolo?

Don Rinaldo Sommacal