Omelie
Omelia del 3 marzo 2013 - Domenica III di Quaresima (Anno C)
Tre letture distinte, ma tra loro intersecate, così come è interdipendente la triplice componente della storia di ogni persona, di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni religione. Le tre letture ci dicono che la nostra storia è come una sinfonia in divenire, per organo, che ha per compositori Dio, la Comunità e ogni singola Persona. (Ci scusi il maestro Piol per la dolce intrusione).
I tre tempi della sinfonia possono avere per titolo, lo slogan caro al Concilio Vaticano Secondo: il “qui e ora”, il “già” e il non ancora”.
Il “qui e ora”: Il fuggiasco Mosè parte, come ogni mattina, dalla casa del suocero Ietro, per portare al pascolo le pecore. Per chi vive di pastorizia, sa che questa è una prassi scontata e ripetuta quasi meccanicamente.
Quel mattino, ad attirare Mosè c’è un evento del tutto imprevisto e certamente capace di stupire chiunque. Ai piedi del monte Sinai vede un roveto, sorto in un terreno arido, che arde vivacemente, ma non si consuma. Mosè, spinto dalla curiosità, facoltà positiva se ben usata, istintivamente si dice: “Voglio …osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”. Ed ecco che quell’’evento coinvolse Mosè (un fuggiasco permanente per necessità) e gli cambiò radicalmente il suo avvenire.
Passerà velocemente da una condanna a morte, dovuta all’omicidio di un egiziano, ad un’altra schiavitù, questa volta mistica, perché doveva mettersi a disposizione di un altro condottiero, nientemeno di Colui che disse di chiamarsi l’ ‘IO SONO’, cioè: Dio, l’Unico, l’ Eterno presente, che non ha un inizio come tutte le creature, e non avrà mai fine. L’unico che può dire all’uomo libero: “Vai e fa quello che ti dico. Sappi, però, che quello che ti chiedo, è faticosissimo, ma sempre un bene per tutti e in particolare un bene impagabile per te”.
Chi di noi, liberamente, direttamente, o attraverso chi ha il dono del consiglio, riesce a fare scelte che vincono le negative schiavitù di ogni genere, costui è come Mosè: diventa “qui e ora” un forte lievito pasquale che ci libera da ogni male, per conseguire ogni bene. E’ allora che si risvegliano anche gli altri due valori, che completano la vita di una singola persona e di ogni piccola o grande comunità.
Infatti non c’è presente positivo e propositivo senza la memoria viva del passato. Dice l’apostolo Paolo: “Tutte queste cose (cioè le vicende vissute in schiavitù e superate con l’esodo da parte dei nostri padri ) …sono state scritte per nostro ammonimento”. Se il passato, con i suoi pregi e difetti, non ha nulla da insegnarci, non è colpa del passato, ma nostra: instupiditi e in declino, per incapacità di fare storia.
A questo punto anche il brano di vangelo ha da dirci qualcosa: se vogliamo essere costruttori di futuro, facciamo sì che il nostro passato non diventi oggi, l’occasione di continue contese, dando colpe a destra e a manca, ma mai ammettendo che, tra i colpevoli, nel piccolo come nel grande, siamo anche noi”.
Edifichiamo un presente, degno del passato dei nostri padri, per un futuro migliore da generare.
Don Rinaldo Sommacal