Omelie

Omelia del 10 febbraio 2013 - Domenica V Per Anno (C)

Ci è stata narrata la visione che il profeta Isaia ebbe di Dio e della suprema corte celeste. E’ un invito a riflettere sulla gerarchia delle cose da fare e da chiedere quando vogliamo pregare.

Normalmente noi recitiamo preghiere fatte, magari imparate a memoria, col rischio di far parlare la lingua, ma di avere mente e cuore lontani, occupati dalle preoccupazioni che ci attorniano.

Ecco una bella lezione da ascoltare, meditare e, possibilmente, imitare, cioè: fare della preghiera un dialogo d’amore verso Dio, riconoscendolo e sperimentandolo come mio genitore, pensato da Lui fin dall’eternità, unico tra i miliardi di altri esseri viventi, ma anche nei confronti dell’immensa folla di coloro che sono già passati a miglior vita.

Il primo contatto con Dio, attraverso la preghiera può essere quello che provano due innamorati o la mamma verso suo figliolo, o il padre verso la sua amata famiglia: cioè il gioioso turbamento del cuore e dei sentimenti. In quella fase, spesso pregare significa tacere, ma avere il cuore che trabocca di commozione.

Isaia ispirò certamente molti contemplativi, che impararono a pregare Dio senza dire parola e senza chiedere niente, ma passando minuti, ore, giornate in adorazione d’amore, ripetendo questo ritornello.: “Ti amo, Ti adoro, Ti ringrazio…!” .

“E la preghiera di domanda” mi può chiedere ognuno di voi, così presente anche nel ‘Padre nostro’? Certamente! La preghiera vera non può non sfociare nell’oceano dell’amore provvidente di Dio che, per mezzo di Gesù, ci insegna: “Chiedete ed otterrete”! Ma un conto è chiedere pretendendo di essere esauditi avendo più fede in noi che in Dio; altro è amare così intensamente Dio, da farci dire da Dio stesso ciò che è bene chiedere, per noi, per altri, per particolari intenzioni, per urgenti bisogni… Sappiamo che la prova che permette alla pratica della beatificazione di arrivare in porto, è un miracolo che Dio ha compiuto per sicura intercessione del santificando. Quindi, la preghiera di domanda è più che legittima.

Ma Isaia vuole ritornare sull’argomento, dicendoci: ”Ottiene da Dio più colui che ama Dio sopra ogni cosa e con tutte le sue forze che quello che chiede con rabbia, con presunzione o come se si trattasse di un gioco al lotto". Ed allora ad Isaia, alle schiere dei santi e degli angeli, alla beata vergine, ai nostri amati patroni, ma soprattutto a Gesù, con la guida e la forza dello Spirito Santo, chiediamo: “Insegnateci a pregare”.

Quante preghiere saremmo capaci di fare: quelle spontanee, silenziose, dolcissime, toccanti, che partono dal cuore, come quelle che, nascono da un bisogno urgente, da una situazione tragica, da un inspiegabile interrogativo, da una dolorosa esperienza, ecc.

Dio vede, Dio giudica, Dio capisce quello che l’orante vuole, chiede, sente. Dio certamente provvede. Ma è cristiano aggiungere sempre: “Sia fatta la tua e non la mia volontà”.

Don Rinaldo Sommacal