Omelie

Omelia del 27 gennaio 2013 - Domenica III Per Anno (C)

La prima lettura si rifà a personaggi dai nomi a noi lontani e scomparsi dal registro delle nostre nascite, ma messaggeri di richiami e di valori intramontabili,

in tempo delle sette vacche grasse spesso dimenticati e calpestati, ma che, al ritorno delle spighe vuote, riesplodono con tutta la loro attualità, vigoria; si accendono come salutari fari che ci indicano la strada sicura da percorrere.

I nomi sono Neemia profeta ed Esdra lo scriba. Siamo al tempo in cui, Ciro, re di Persia, concesse la libertà al popolo di Israele, deportato nel 586 a.C. in Babilonia. Schiavitù che durò la bellezza di 48 anni. Furono deportati i padri, causa il loro comportamento che si era allontanato dalla legge di Mosè; rientrarono a Gerusalemme i loro figli, la nuova generazione che, giunta in patria, restaurò due edifici: quello materiale del Tempio di Salomone e quello morale, cioè la riscoperta della ‘legge’, l’insieme dei libri che contenevano la parola di Dio, trasmessa al popolo per mezzo dei profeti e in sommo grado attraverso Mosè.

Quale fu la risposta dell’ assemblea pubblica, convocata davanti alle macerie del tempio, simbolo delle macerie sociali, politiche, morali e religiose dell’intero popolo di Dio? Lo dice la prima lettura. Esdra portò il Libro della legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi; Esdra benedisse il Signore… e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”, alzando le mani; si inginocchiarono con la faccia a terra davanti al Signore; i leviti lessero il libro a brani e ne spiegarono il senso. Pianse il popolo, ma Neemia, dopo la lettura del Libro, disse: “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.

Questi antichi e ricorrenti eventi, ricchi di attualità e di insegnamenti, vanno a pennello per i nostri tormentati giorni. Mi sono chiesto: “Cosa devo dire alla mia comunità, alla mia amata famiglia parrocchiale, avendo io ricevuto il ministero di esserne il Pastore, prima con l’esempio che con le parole?”. Spontaneamente mi sono venuti alla mente tutti i miei limiti. Sento il Signore che, con il suo nuovo modo di parlare nel silenzio e nella preghiera, dice a tutti voi: “Fate pure quello che vi dice e compatite i suoi limiti e sbagli”. Cosa dobbiamo fare per attraversare questo Mar Rosso? Troppe sono le promesse irreali che imperano.

Torniamo ad ascoltare umilmente la Parola di Dio. Chi ascolta Dio, che ci ha creati, verrà a conoscere anche il perché ci ha creati e quali sono le strade che ci ha indicato se vogliamo tornare alla casa del Padre, dopo di aver con scrupolo e gioia osservato i suoi comandamenti. Non andremo dietro a chi predica morali lassiste e falsi paradisi artificiali. Se ognuno ritorna a Dio, in Dio ritroveremo il senso di famiglia e di comunità, per cui non saremo noi a distruggerci gli uni gli altri, ma, nelle differenze, scopriremo e faremo quello che ci unisce.

San Paolo docet: sì molte membra, ma per uno il corpo.

Don Rinaldo Sommacal