Omelie
Omelia del 11 marzo 2012 - Quaresima III
QUARESIMA III - ANNO B - 2012
Non è facile fare un'omelia che sia, nella sua brevità, capace di rispondere ai mille interrogativi che sgorgano dalle tre intense letture, appena proclamate.
Mi fermerò, con umiltà, a sottolineare tre affermazioni.
Dio, sul Sinai, disse a Mosè, perché Mosè avesse da dirlo, con parole chiare, a tutto il popolo: "Io sono il Signore, tuo Dio... Non avrai altri dei di fronte a me".
Ma, mentre Dio proclamava questo comando, che altro non è che la prima ed insostituibile verità, fondamento di ogni altra verità, a valle il popolo indusse Aronne a inventare un altro dio, fatto da mani d'uomo, il vitello d'oro. Ecco un comportamento che non è del solo popolo ebreo: farsi un 'dio' su propria misura, che fa quello che voglio, invertendo i fattori. Io la legge e lui il servo.
Quante volte, la domenica, insieme, nel credo diciamo "Credo in un solo Dio, creatore e Signore del cielo e della terra.". Ma quante volte, anche mentre facciamo a parole la nostra professione di fede nell'unico vero Dio, il Dio di Gesù Cristo, quindi il Dio di tutti e di tutto il creato, coltiviamo in noi altre divinità, ora piccole, spesso anche così grandi che diventano il vero motivo per cui viviamo ed operiamo. Che brutto peccato il Dio dimenticato!
Chi ha ridotto il nostro mondo attuale in un mondo dove il progresso, predicato come il vero paradiso, si è, invece, riempito di paurosi interrogativi, dove sembra che tutte le nostre azioni ignorino la morale e devono essere regolate da leggi sempre più oppressive, a far dire a molti che sono leggi inique? Dobbiamo avere il coraggio di confessare che ogni male dipende dal nostro sbagliato rapporto con Dio. La tavola delle sue leggi, se studiata ed osservata, fa capire dove deraglia l'individuo, ma anche la società civile e religiosa, con tutte le sue negative conseguenze.
Dov'è andato il comandamento, già consegnato a Mosè e ribadito nettamente da Gesù: "Amerai l'unico vero Dio con tutte le tue forze ed amerai il prossimo come te stesso"?
L'obbedienza a Dio non va mai contro di noi. Ci rovina solo la mancanza della morale e la amoralità che può portarci, come ultima spiaggia, a crearci altri dei, come la caccia al denaro con qualsiasi mezzo, la concorrenza spietata che cerca la fine del contendente, gli omicidi per banali gelosie, i furti anche fatti con la violenza, ...
Dov'è andato a finire quel principio, sancito dai dieci comandamenti e dai due precetti dell'amore: 'non avrai altro Dio' e 'ama Dio, il prossimo e te stesso' come la pietra angolare di ogni giusta e saggia società?
Ecco perché, anche in nome della religione, si può soffocare la religione o deviarla su strade di puro interesse, obbedendo al dio denaro e non il vero Dio.
Gesù lo ribadisce scacciando dal tempio proprio quelli che, facendo leva sulla religiosità, cambiavano Dio con divinità venali. Ecco perché l'apostolo Paolo ribadisce che la vera scienza non sta nel conoscere, escludendo l'apporto della fede, ma nel riconoscere che la sapienza, a cui giustamente tendiamo e che ringraziamo, altro non è che una piccola scintilla della sapienza divina, concessa generosamente e con lode a quanti sviluppano la conoscenza, ma per il bene di tutti e lodarne l'autore.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal