Omelie
Omelia del 4 marzo 2012 - Quaresima II
QUARESIMA II - ANNO B - 2012
Le tre letture di questa domenica, la seconda del cammino quaresimale, si richiamano e si completano a vicenda.
- Mentre Genesi, con il racconto drammatico tra padre Abramo ed il figlio Isacco, ricorda a tutti due cose:
che nessuno è padrone della propria ed altrui vita;
che solo Dio, il datore, può disporre della nostra vita; - l'apostolo Paolo ci mette bene in testa una verità fondamentale, con l'intento che venga da noi trasformata in stile continuo di vita. Ci dice: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, (Dio), non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi".
E' per questo che chiunque si donerà a Dio Padre, per mezzo del figlio suo, Gesù, sia nella letizia, sia nel dolore, sia in qualsiasi prova della vita, costui riceverà ciò che Dio Padre stava per chiedere ad Abramo e realizzò nella vita del suo amatissimo ed unico figlio. Per amore del Padre e dell'umanità, bisogna farsi dono reciproco e con chiunque, come Gesù, sia nel momento in chi si paragona allo sposo felice dell'umanità, sia quando, per la fedeltà giurata alla sua sposa, non esitò a donarsi in sacrificio, con la passione e morte in croce. - Gesù, per provare che era Dio e non solo un uomo, come appariva agli occhi della gente, prese con se tre testimoni, Pietro, Giacomo e Giovanni e, davanti ai loro occhi, quasi increduli, ma certamente consapevoli, si trasfigurò, cioè permise loro di vederlo nella sua completezza: uomo sì, ma soprattutto Dio. Quindi quell'umanità, che tutti vedevano in Gesù, era realissima, ma anche segno visibile ed efficace della presenza di Dio in Gesù uomo. Gesù, così, si rivela e Dio e uomo. Uomo reale, vero, nato da donna, ma anche e soprattutto Dio, per cui ciò che egli dice e fa, lo dice e lo fa da Do, ma attraverso la sua umanità. Quell'umanità restituì l'obbedienza umana al Padre. Quello che Dio chiese ad Abramo, come prova dell'obbedienza dell'uomo a Dio e come prova della promessa di alleanza di Dio con l'uomo, trovò la sua piena, sublime, misteriosa risposta nella persona di Gesù: il figlio di Dio che si fa il nuovo Isacco, per realizzare la volontà del Padre e ridonare agli uomini la figliolanza. Infatti, entrando nel mondo, il Figlio, nato da Maria, disse al Padre: " Vengo, o Padre, per compiere la tua volontà".
La trasfigurazione di Gesù sul Tubo, alla presenza di validi testimoni, non volle essere uno spettacolo. Infatti, mentre scendevano da monte, Gesù, data loro prova certa della sua divinità, perché non divenisse una semplice notizia sbalorditiva di cronaca, con autorità: "Ordinò loro di non dire a nessuno ciò che avevano visto". Non sappiamo se furono o no obbedienti i tre testimoni, ma, a cose avvenute, cioè dopo la passione, morte e risurrezione, predicarono anche questo evento, di cui furono testimoni oculari e veritieri. Conclusione: cosa ci chiede Dio, per mezzo del figlio Gesù ed oggi, per mezzo della sua Chiesa, il suo nuovo corpo visibile? L'obbedienza, anche se faticosa, alla volontà di Dio, sia quando ci chiama alla festa, sia quando ci chiede piccoli o grossi sacrifici.
Uno dei sacrifici più preziosi è il voler bene a tutti: a Dio, al prossimo e a se stessi. Per qualcuno è la cosa più difficile. Già il volerlo ci mette sulla strada giusta.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal