Omelie
Omelia del 12 febbraio 2012 - Per Anno VI
PER ANNO VI - ANNO B - 2012
Un ponte molto lungo congiunge la pagina del Levitico, la pagina del vangelo e la pagina della scienza, scritta dalle scoperte recenti e sempre vitali circa il concetto che si ha di certe malattie, di cui la lebbra ne diventa il simbolo.
Ai tempi di Mosè la lebbra era considerata un male inguaribile o quasi e gli veniva attribuito, come causa, un una qualche grave impurità contro Dio e la sua morale.
Il comportamento di Mosè, attribuito impropriamente a Dio, poiché la convinzione era che tutto e direttamente venisse da Dio, frutto del tempo, era quanto mai inumano ed umiliante.
Venne Gesù, il nuovo Mosè, colui che poteva dire: "Mosè vi ha detto..., ma io vi dico". Ebbene, Gesù non solo non scaccia dalla comunità il colpito dalla lebbra, ma lo va a cercare e gli dice: "Va e mostrati ai sacerdoti", perché possano constatare che il divieto di Mosè era decaduto, perché dalla lebbra, fisica o morale, si può guarire e non è sinonimo di peccato.
Certamente per non farsi passare per uno stregone, capace di guarire tutti i mali del mondo, ma anche per far cambiare mentalità verso ogni malattia, Gesù dà anche un ordine al lebbroso guarito: "Mostrati al sacerdote, fa la tua offerta di ringraziamento, ma non andare per le strade a raccontare ciò che ti è successo".
Gesù non è venuto per risanare gli effetti del peccato originale, ma per colpire il peccato stesso. Solo allora gli uomini avranno capito cosa fare per vincere i mali, oltre a quelli morali, anche quelli corporali.
E qui si innesta il terzo pilone che sostiene il lunghissimo ponte che unisce Mosè, Gesù e il nostro presente proiettato verso il futuro.
Cosa ha fatto e cosa fa, come necessità primaria, la Chiesa di Cristo là dove arriva?
Non lo dicono i grandi mezzi di comunicazione sociale, ma lo dicono i missionari che, a nome di Cristo, sanno avvicinare i malati. Fanno di tutto per togliere le malattie ed in particolare individuare le cause naturali di tali malattie.
La Chiesa, spesso accusata di essere in contraddizione con la scienza, in realtà là, dove non c'è, la avvia, dialoga con essa, la incoraggia e le propone i limiti morali oltre i quali non andare, proprio per rispetto della natura umana.
Dove arriva la Chiesa missionaria, ma non è arrivata la scienza, avvia tre priorità, che precedono addirittura la predicazione del vangelo:
dar da mangiare agli affamati, insegnando le professioni;
costruire centri di raccolta dei malati o ospedali veri e propri, facendo sorgere sul posto degli esperti che non siano schiavi dei pregiudizi, ma siano illuminati dalla scienza vera; puntare decisamente alle scuole, per portare piccoli e grandi alla conoscenza di tutte quelle verità che, o nel vangelo, o nei libri di studio, fanno guarire i popoli dalla prima delle malattie, che apre la porta alle peggiori superstizioni: l'ignoranza. Ecco cosa ci insegna Mosè: che, dove manca la scienza, ci si deve difendere anche con la costrizione.
Gesù ci dice che Dio vuole la guarigione del malato, ma attraverso la fede e donando la personale collaborazione. La Chiesa di Cristo, per realizzare il suo vangelo, dove arriva, aiuta il malato, istruisce la gente, pungola la cultura, perché la scienza progredisca e riesca a vincere i mali anche fisici.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal