Omelie

Omelia del 5 febbraio 2012 - Per Anno V

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PER ANNO V - ANNO B - 2012

Oggi si celebra in ogni parrocchia la 'giornata della vita'.
Una strana coincidenza con il primo brano che la liturgia ci propone.
Vi leggiamo, con una certa difficoltà, le parole di Giobbe, l'uomo, che da fortunato e felice benestante, colpito in tutto il suo corpo da diverse malattie, fu ridotto a vivere come un animale, ma che sa ragionare sui suoi mali con l'acuto pessimismo di chi è nato, non per soffrire, ma per conoscere le diverse sfaccettature della gioia e della bellezza della vita. Giobbe interroga direttamente Dio.
Rimando la lettura di Giobbe a ciascuno.
Chi si ritrova simile a Giobbe, per mali fisici, morali o spirituali, avrà di che riflettere, sapendo che la preghiera del giusto Giobbe, alla fine, come profezia di quello che sarà la sorte di chi è visitato da una qualsiasi sofferenza, capìta o non capìta da chi gli sta vicino, avrà il suo riepilogo felice.
Giobbe è l'interrogativo dell'uomo comune che, sottoposto ai peggiori dolori, è deriso o non compreso perfino dai familiari.
Giobbe è costretto a vivere fuori casa, in solitudine.
Per chi si ritrovasse in una qualsiasi sofferenza, rileggo le parole con cui Giobbe conclude la sua pubblica riflessione: "Ricordati che è un soffio la mia vita".
Cos'è il presente, se paragonato all'eternità, che Cristo, in tutto simile a Giobbe, inaugurò, valorizzando e vincendo, a nome di tutti noi, con la risurrezione, ogni piccolo o grande male presente.
Giobbe invocò il Dio della vita e il Dio della vita rispose al suo dolore, fatto preghiera, con la più generosa e beatificante guarigione.
Quindi, chi soffre, non si abbandoni allo sconforto. Piuttosto preghi il Dio, amante della vita e sentirà che nulla va perduto, neppure una sola goccia di quel dolore, capito o non capito.
Dove può trovare la medicina dei suoi mali ogni persona credente?
Lo dice Paolo apostolo: "Nel vangelo", cioè in Gesù.
Siccome conosce molto bene il libro di Giobbe, Paolo indica il libro che risponde a Giobbe, cioè il vangelo.
Ed aggiunge, con forza: "Guai a me se non annuncio il vangelo". E' il libro della speranza qui e della salvezza eterna. Ecco cosa può fare il genitore che ha un figlio in sofferenza, un figlio che ha un genitore nel dolore, un amico che non ha più parole per consolare chi gli confida le sue afflizioni: abbiamo il messaggio che, come esalta con un inno di gioia la nascita di un bimbo e la sua crescita in piena salute, così indica nel vangelo sia il medico che le medicine adatte a qualsiasi malattia, soprattutto quelle più acute che toccano la speranza, la fede, l'amore alla propria vita.
Oggi, 'giornata della vita', prevalga soprattutto la certezza che ogni malessere, fisico o spirituale, ha in Dio, per mezzo di Gesù, un interlocutore che gli ripeterà:"Cristo, che si è caricato di tutte le nostre infermità, se pregato, con insistenza come Giobbe, alla fine della sua esistenza, non potrà che dire: "Grazie Signore, amante della vita".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal