Omelie
Omelia del 15 gennaio 2012 - Per Anno II
PER ANNO II - ANNO B - 2012
Possiamo chiamare queste domeniche, che vanno dal battesimo di Gesù alla quaresima, pause per una personale e comunitaria riflessione di quanto è accaduto in questi intensissimi giorni dominati dal mistero del santo Natale.
Possiamo, quindi, celebrare queste domeniche come le domeniche della memoria.
Noi, quasi sazi di grandezze spirituali, viviamo abbastanza superficialmente il mistero del Natale, spesso anche più come festa profana che come evento che ha sconvolto la storia, il mondo di sempre, l'intero universo.
Ecco l'opportunità, offerta da questo periodo di riflessione, per dirci con chiarezza che cosa abbiamo vissuto velocemente con il santo Natale.
Abbiamo vissuta la seconda e definitiva creazione.
Se la prima vide Dio trarre dal nulla ogni cosa, a Natale abbiamo vissuto il Creatore che si è fatto creatura, perché noi, sue creature, già concepite a sua immagine, avessimo da generarlo come uno di noi e per tutti noi, anzi, per l'intero universo. Evoluzione verso la novità che non avrà fine.
A Natale Dio si è fatto uomo, perché l'uomo non fosse solo immagine di Dio, ma entrasse a far parte della stessa famiglia di Dio.
Per illuminare, rileggere, capire e digerire almeno la prima lettera dell'alfabeto della nostra vocazione al paradiso, ci vorrebbero giorni, mesi, anni.
Anzi, quando, i beati, per godere di questa divinizzazione, non potranno che invocare l'eternità.
Dio, il tutto, l'eterno, per essere interamente goduto dall'uomo, richiede l'eternità. Eternità sempre nuova, mai noiosa.
Se il primo valore che ci offre questa domenica, cioè la coscientizzazione del più grande mistero che ci riguarda, il secondo valore, collegato la primo, non riguarda più Gesù, il Dio fattosi uno di noi, ma la domanda:
"Noi che consapevolezza abbiamo di questo dono?".
E ancor più: "Cosa abbiamo fatto della nostra rinascita da figli dell'uomo a figli di Dio, attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti che fanno crescere con la nostra libera collaborazione, i figli di Dio che siamo diventati con l'incarnazione di Dio in Maria, simbolo dell'intera umanità feconda che può dare a Dio ciò che Dio non può darsi: il concepimento nella natura umana di Dio in persona.
Colui che ci creò dal nulla, ha avuto bisogno del sì di Maria per diventare uno di noi.
Ne siamo coscienti?
Cosa è cambiato in noi, dopo questa consapevolezza?
Come facciamo diventare momento esistenziale questa che può essere e rimanere solo una splendida, strepitosa verità rivelata? Ecco allora l'importanza di riscoprire la nostra vocazione:
siamo stati chiamati alla vita dall'amore dei nostri genitori;
ma poi attraverso la scelta dei genitori e l'opera della Chiesa, che agisce nella stessa persona di Cristo, siamo diventati di stirpe divina. Verità impegnative, ma che ci aprono le porte ad una gioia grande, quella annunciata dagli angeli ai pastori la notte della nascita a Betlemme, la casa del pane. Torniamo a Betlemme, cibiamoci del pane dell'incarnazione e torniamo anche noi a rinascere cibandoci di Lui.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal