Omelie
Omelia del 27 marzo 2011 - Quaresima III
QUARESIMA III - ANNO A - 2011
Prescindendo da tutte le coincidenze di carattere culturale, amministrativo e politico presenti oggi sul territorio, che riguardano l'acqua, bene comune, possiamo, senza tema di errore, definire questa terza domenica di quaresima, come 'la domenica dell'acqua'.
L'acqua è al centro della prima lettura, con i caratteri della assoluta necessità, pena la sopravvivenza;
ma è al centro anche della pagina del vangelo che, partendo da una sosta di Gesù al pozzo, via via l'acqua diventa sorgente che zampilla per la vita eterna: un salto dall'umano al divino.
Affrontiamo, con ordine, i due significati dell'acqua.
- Ambientiamo la prima lettura.
Siamo in pieno deserto. Un intero popolo, fuggito dalla schiavitù dell'Egitto, si trova ora alle prese con un'altra schiavitù, imposta dal luogo: la mancanza dell'acqua.
Il popolo giustamente protestò contro Mosè, l'indiscusso liberatore dalla schiavitù dell'Egitto.
Ma per quale alternativa?
Per morire tutti di sete nel deserto?
Mosè, investito di autorità direttamente da Dio, che gli parlò dal roveto ardente e la cui potenza si manifestò in modi inconfutabili, non poteva non ascoltare ed accogliere i bisogni del popolo.
Mosè, quale legittima autorità, doveva mediare tra Dio e il popolo, tra il popolo e Dio.
Dice Esodo: "Mosè gridò al Signore!" e l'acqua scaturì dalla roccia.
Due semplici sottolineature:- quando viene meno non una futilità, ma un elemento indispensabile alla vita come l'acqua, è più che legittima la contestazione del popolo. L'autorità perde il suo legittimo potere se non è in grado di garantire il necessario a tutta la comunità, di cui è responsabile.
- Dove il popolo sbagliò fu il modo con cui mormorò, rinfacciando addirittura a Mosè il dono più bello che Mosè, con l'interveto di Dio, aveva loro concesso: la libertà dalla schiavitù. Comunque Mosè, come autorità, fece la scelta giusta: si mise, non contro, ma dalla parte del popolo. Una lezione sempre attuale. Cosa fece? Gridò al Signore ed ottenne il miracolo.
- Ma l'acqua è anche il simbolo di un altro valore assoluto: della stessa vita fisica, spirituale, morale, intellettuale, soprannaturale...
Gesù, da assetato come ogni mortale, si abbassa a chiedere un sorso d'acqua ad un suo simile, per di più donna, una donna straniera, pubblica peccatrice. Davanti ai valori supremi della vita della persona umana, tutti i confini cadono.
Circa i valori, che la vita umana porta con sé, siamo tutti alla pari.
Gesù, con una delicatezza commovente, conduce l'avversario entro il terreno del dialogo, dando, via via, la scalata ai valori che sono di tutti, che tutti uniscono e che ci rendono preziosi non solo ai nostri occhi, ma anche agli occhi di chi, prima, sembrava essere un nemico. Gesù traghetta la Samaritana dal visibile pozzo di Giacobbe, necessario per la vita fisica, ad un pozzo misterioso, ma reale, che possiede un'acqua che dà la vita eterna a chi la beve.
La donna, incuriosita, pone domande sempre più stingenti che lasciano la pura curiosità e danno la scalata alla tastiera dei veri interrogativi sui misteri della persona umana.
Gesù sta al gioco. Alla fine, il dialogo si fa altissima rivelazione.
Dice Gesù alla donna: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!". Tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Poi continua: "Chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno". Poi l'affondo strepitoso: "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". La frivola donna capitola. Assetata della nuova acqua, disse a Gesù: "So che deve venire il messia". E Gesù: "Sono io". Per lei tutto cambiò. Oggi tocca a noi rinnovare l'incontro con Gesù. Posso dire: "L'ho incontrato?".
Il parroco: don Rinaldo Sommacal