Omelie

Omelia del 13 marzo 2011 - Quaresima I

  • Stampa

QUARESIMA I - ANNO A - 2011

 

Se l'Avvento celebra Dio che sceglie di scendere tra gli uomini divinizzando l'umanità, la Quaresima parte dall'uomo che è in perenne tensione

 

  • tra il realizzarsi, accettano la sua creaturalità, progredendo nella conoscenza di se stesso, padrone dell'intero creato, dialogando liberamente con Dio, chiamando Dio 'mio Signore';
  • ed il disobbedire a quest'ordine.

 

La prima domenica, con un linguaggio altissimo, che gli esegeti leggono con umiltà, quasi in ginocchio, chiedendo a Dio di capirne i profondi significati, senza cadere o nel banale, o nell'irreale, in forma di parabola narra la sconfitta della prima umanità in Adamo ed Eva e la sofferta vittoria della seconda umanità in Cristo Gesù.
In gioco è la stessa natura umana dell'uomo.
In Genesi, la prima coppia della specie umana è messa nelle condizioni migliori per potersi conoscere, accettare, obbedire e diventare la prima delle creature, con l'altissimo privilegio di poter dialogare famigliarmente con Dio.
L'uomo: padrone di se stesso, delle sue scelte, della sua vita, dell'intero creato, posto obbediente ai suoi piedi.
Padrone beato che, come consigliere, si trova al suo fianco lo stesso suo Creatore, che gli svela tutti i misteri naturali e preternaturali, disponibili alla sua creatività.
Il creato è docile, obbediente ai suoi voleri. Regna sovrano l'ordine.
Cosa manca all'uomo, per cui, lo stesso dono della vita, può diventare una prova di sottomissione, di obbedienza, di limite da accogliere con libertà, rispetto e realismo?
L'uomo, pur simile a Dio, non è Dio.
L'uomo deve tendere a Dio, ma come al suo Signore e non per sostituirsi a Lui, con la presunzione di essere 'dio' e di non avere alcun altro Dio cui obbedire.
L'orgoglio e la superbia sono le voci luciferine che possono togliere il sonno a chi ha tutto. Chi ha tutto guarda solo a ciò che gli manca e non sa percorre la tastiera dei doni ricevuti, per farvi esplodere, gioiosa, la sinfonia del ringraziamento.
Dal mitico racconto della Bibbia non sappiamo esattamente cosa è successo alla regale prima coppia umana.
Dagli effetti, sappiamo che c'è stato un disastroso capitombolo, le cui conseguenze si sono dilatate nel tempo e nello spazio, e stanno avvelenando anche i nostri giorni.
Aveva tutto l'uomo. Ma il tutto era dono gratuito.
Se lo sarebbe guadagnato attraverso il libero 'SI'' a Dio.
Come costa l'obbedienza a Dio! In palio c'è la vita dell'intero creato. La disobbedienza è il suicidio degli esseri liberi, che, in quanto responsabili, trascinano anche il creato alla rovina.

 

Davanti all'immane tragedia del primo uomo, giganteggia ancor più la battaglia, affrontata sugli stessi valori del primo uomo da parte del secondo capostipite dell'umanità: Gesù di Nazaret.
Volutamente stremato dalla penitenza, visibile preda delle più sofisticare astuzie della superbia umana, apparentemente fragile, senza difese esterne, solo con se stesso, con il mondo e con Dio, Gesù affronta la prova di Adamo, ma non in quel clima idilliaco, in cui tutto era favorevole. Non domandiamoci i significati reconditi delle tre singole tentazioni messe in atto da satana, il padre dei più sottili motivi che possono indurre alla disobbedienza anche il più santo asceta del deserto.
Nessuna parte dell'uomo-Gesù andò esente dalla prova:
dal bisogno della sopravvivenza che, come si dice,'fa l'uomo ladro'; alla tentazione che trascina orde intere di persone che, per l'oro, vendono l'anima; all'aspirazione dei più orgogliosi che sono alla ricerca del culto della loro persona, per cui vanno alla conquista dei poteri che fanno dell'uomo un 'dio' da tutti temuto ed osannato; al più peccaminoso dei desideri che è quello di mettere a morte Dio per prenderne il posto e rimettersi al lavoro per ricreare geneticamente una umanità a propria immagine e somiglianza.
Gesù sconfisse la sconfitta ed il tentatore; fece di se stesso una amorosa e libera obbedienza a Dio. Quell'uomo nuovo, da Dio stesso fu divinizzato.
Sì solo l'obbedienza a Dio è la chiave che porta l'uomo a Dio.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal