Omelie

Omelia del 30 gennaio 2011 - Per Anno IV

PER ANNO IV - ANNO A - 2011

Sofonìa profeta si rivolge a tutti i timorati di Dio di ogni tempo con l'imperativo: "Cercate!", ripetuto per ben tre volte.
Normalmente si cerca ciò che è necessario od utile, perché non lo si ha o lo si ha in modo imperfetto o lo si ha avuto e lo si è perduto.
Se è un profeta vero che ce lo comanda, allora non si può girare pagina, come si trattasse di un ordine futile o bugiardo.
Andiamo a scoprire l'oggetto di quel 'cercate!'.
Il primo 'cercate' di Sofonia riguarda la sorgente di tutti i valori di cui abbiamo bisogno, la prima verità dalla quale le altre derivano, il primo dei comandamenti da conoscere, rispettare ed obbedire quotidianamente, la radice di tutti i precetti, una volta trovato, il più sorprendente dei tesori nascosti e che devono venire alla luce.
Ecco il primo imperativo di Sofonia: "Cercate il Signore!".
E' un comando rivolto assolutamente a tutti: piccoli e grandi, poveri e ricchi, sani e malati, potenti e fragili...
Se tutti, singolarmente presi, famiglie, comunità, istituzioni, religioni..., avessimo da indire un pellegrinaggio virtuale, con lo scopo di cercare il Signore, torneremmo saggiamente a scoprire le sorgenti e le motivazioni del nostro essere e del nostro operare.
La voluta conoscenza di Dio è il motore principale della storia dell'uomo. Purtroppo oggi è vistosamente carente.
L'ignoranza di Dio favorisce l'ignoranza di noi stessi.
Chi volutamente non cerca Dio, si allontana da se stesso.
E' facile, allora, che imperi la religione dell'avere, del possedere rispetto a quella dell'essere e della coscienza umana.
Se l'avere diventa lo scopo principale del vivere, per cui, chi più ha più è e più comanda, allora nascono tutte le deviazioni culturali, morali e sociali. Se a dettare legge è l'avere, allora chi più possiede pretende di avere sempre ragione, avrà in mano il potere, favorirà chi gli dà ragione, caccerà chi dissentirà dal suo agire.
Il secondo 'cercate' di Sofonia è strettamente connesso con il primo.
"Cercate la giustizia" dice il profeta di Dio. Ma quale giustizia?
Nessuno ha il coraggio di dichiararsi contro la giustizia.
Ma c'è giustizia e giustizia.
La differenza la fa ancora una volta il rapporto che si ha con il primo 'cercate', cioè con il Signore.
Se la giustizia è quella che viene dal Signore e diventa legge per il bene di tutti, allora siamo sulla strada giusta, la strada che nobilita le persone non tanto per quello che possiedono, ma per quello che sono, partendo dai più disagiati, dai più deboli.
Su questa strada vedremmo realizzarsi le sconvolgenti beatitudini proclamate da Gesù, la voce umana del Signore.
Se a tutti i livelli venisse accolta la giustizia che viene da Dio; se ogni persona potesse godere della giustizia vera e si comportasse giustamente; se tutte le istituzioni fossero laboratori operativi di giustizia, vedremmo cadere le catene da tutti coloro che, invece, causa le ingiustizie, sono vittime della miseria, piangono solitudine, vengono derisi per la loro mitezza, patiscono persecuzione perché hanno fame e sete di giustizia, hanno il coraggio di credere alla purezza delle intenzioni e, disarmati, ostinatamente cercano di portare pace tra le persone e le istituzioni.
La giustizia che viene da Dio se, fatta propria dai poteri umani, sarebbe, anche su questa terra, l'anticamera del paradiso.
Ma spesso vacillano i primi due 'cercate', perché manca il terzo.
"Cercate l'umiltà" grida Sofonia come terzo imperativo.
Ecco la grande assente nei rapporti umani a tutti i livelli: l'umiltà.
L'umiltà è la strada maestra su cui l'uomo incontra Dio.
L'umiltà è la vigna feconda che accoglie e fa fruttificare i primi due 'cercate'. Solo l'umile è vero con Dio, con il prossimo e con se stesso. Si dice: "Io sono soltanto perché c'è Dio. Solo Dio sa chi sono veramente io, cosa posso fare, come e perché. Solo cercando Dio incontrerò me stesso. Quando mi sarò riscoperto in Dio, comprenderò cosa significa 'giustizia' e con quali regole dovrò e potrò renderla presente e operante in me, tra noi, a tutti i livelli. Noi cristiani, se vogliamo essere ovunque operatori di giustizia vera, dobbiamo sempre, in parole ed opere, predicare il primato dell'essere, della persona rispetto all'avere, al possedere.
Non è facile, ma non impossibile.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal