Omelie

Omelia del 19 settembre 2010 - Per Anno XXV

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PER ANNO XXV - ANNO C - 2010

A differenza di quanto succede quotidianamente attraverso tutti i mezzi di comunicazione che, quasi per partito preso, danno risalto alle notizie negative e diffondono pessimismo in mezzo alla gente, l'apostolo Paolo, scrivendo una lettera al vescovo e pastore Timoteo, fa una raccomandazione singolare, strana, che va controcorrente e diventa una lezione di pastorale per come deve comportarsi la Chiesa nei confronti della società secolare entro cui vive e con cui è chiamata a fare storia.
Esaminiamo tale esortazione, che ha il sapore di un ordine ben chiaro.
Scrive san Paolo: "Si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini".
Qui viene affermato un principio che fa da pietra d'angolo della dottrina sociale della Chiesa e, quindi, della conseguente azione pastorale.
Quale il principio?
Che la Chiesa di Gesù Cristo considera tutti gli uomini con pari dignità, perché il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo, il Dio di Paolo e di Timoteo, "vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità".
Perché affermare questa verità, sublime in sé, ma di difficile realizzazione, quando si ha a che fare con una umanità contrassegnata da innumerevoli diversità di culture, di religioni..?
Perché, continua l'Apostolo, "uno solo è Dio, uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti".
La nostra dottrina sociale, che nasce da una verità incontrovertibile, è quindi tutta rivolta ad affermare l'universalità della salvezza, in forza della unicità di Dio e della redenzione operata da Gesù Cristo. Se amiamo la verità, dobbiamo pregare per tutti. Ecco perché l'Apostolo esige che Timoteo faccia "domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini". Ma anche le altre due letture, sia quella del profeta Amos, che la parabola dell'amministratore infedele raccontata da Gesù, sono in linea con la raccomandazione dell'apostolo Paolo.
Amos, senza conoscere la predicazione di Gesù Cristo in favore della universalità della salvezza, lancia un monito a quanti hanno in mano il potere politico ed economico.
Dice il profeta: "Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese".
Dopo aver descritto tutti gli intrallazzi studiati dai corrotti amministratori, che, attraverso leggi ingiuste, rendono il ricco sempre più ricco ed il povero sempre più povero, conclude: "Il Signore lo giura: non dimenticherò mai tutte le loro opere".
Quanti discorsi bussano alle porte della nostra coscienza individuale, ma anche dei nostri comportamenti comunitari.
La domanda di fondo è: "Ma noi, che ci professiamo cristiani, siamo capaci di fare nostra la difficile verità che ci insegna che, in Cristo, figlio di Dio fatta uomo, tutti gli uomini sono diventati fratelli, figli dello stesso Padre che sta nei cieli?".
Subito dopo viene l'altra verità esistenziale e non solo teorica, che tutti i beni della terra non sono proprietà privata di pochi, ma di tutta l'umanità. Ai beni della terra non si può andare all'assalto, senza regole di giustizia e di equità internazionali. Ecco allora le due scuole: quella religiosa che recita: "Del Signore è la terra e quanto contiene", quindi la necessità che ci sia una imparziale e forte autorità che sappia distribuire a tutti il necessario ed impedisca che il tutto finisca nelle mani di pochi;
quella degli amministratori corrotti che favoriscono false ricchezze a svantaggio dei deboli che diventeranno sempre più poveri.
Gesù, lodando per assurdo la capacità dei disonesti, ci dice:
"Perché non investite tali capacità per una amministrazione che sia giusta ed equa a livello universale?".
Ecco, allora, tornare alla ribalta Paolo apostolo che, quasi scandalizzandoci, chiede a Timoteo che si facciano preghiere e suppliche in particolare per quelli che stanno al potere.
Noi, che democraticamente abbiamo mandato al governo i nostri simili, ci ricordiamo di pregare per loro o solo li critichiamo?

Il parroco: don Rinaldo Sommacal