Omelie

Omelia del 3 luglio 2010 - Per Anno XIV

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PER ANNO XIV - ANNO C - 2010 E GIUBILEO DEL PARROCO

Sessant'anni fa don Sergio Manfroi; cinquant'anni fa don Flavio Del Longo, don Sergio Sacco, don Attilio Giacobbi ed il sottoscritto, con l'imposizione delle mani del successore degli apostoli il vescovo Gioacchino Muccin, ricevemmo da Gesù l'imperativo:
"Andate", portate a tutti il mio vangelo e, con il vangelo, "la pace, la mia pace", la pace vera, da tutti invocata.
Dopo sessant'anni, dopo cinquant'anni di alterne vicende apostoliche, umili per i numerosi insuccessi, ma anche gioiosi per le mille e mille volte che abbiamo esperimentato le meraviglie che il Signore ha operato anche attraverso di noi, siamo qui, come un sol corpo, intimamente uniti al nostro amato Vescovo, che ci onora con la sua squisita sensibilità e presenza, abbracciati dai confratelli e da tutti voi, che rendete presenti le migliaia di persone che in tanti anni abbiamo fatto rinascere in Cristo con il battesimo, crescere come figli di Dio con l'insegnamento del vangelo e la celebrazione dei sacramenti, e, dopo aver condiviso gioie e dolori, abbiamo consegnato, tra le lacrime, a Cristo risorto.
Fratelli in Cristo che negli anni ci avete accolto, ascoltato, amato, aiutato, corretto, perdonato, guarito, condividendo il medesimo cammino tracciato da Cristo.
Noi cinque non ci vergogniamo questa sera di esprimere, davanti a voi, la nostra commozione unita a sincera gratitudine. Unitevi a noi per ripetere ciò che dicemmo poco fa col sl 65:
"Venite, ascoltate voi tutti che temete Dio/narrerò quanto ha fatto per me./ Sia benedetto Dio: non ha respinto la mia preghiera/ non mi ha negato la sua misericordia".
Non so se i miei confratelli possano dire, come i discepoli di Gesù, di ritorno dalla missione, in un momento di intimità simile al nostro: "Anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome".
Sono convinto, però, che in certe circostanze anche noi abbiamo assaporato il miracolo, quando, nel nome di Gesù, presente nella nostra opera sacerdotale, abbiamo detto a quel cieco: "vedi", a quel sordo "senti", a quel peccatore "convertiti", a quel dubbioso "credi!". Ogni prete è un geloso custode dei prodigi della grazia.
Tanti sono i motivi per cui possiamo dire con l'Apostolo: "Quanto a me non ci sia alcun vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo". Egli ha operato prodigi anche per mezzo nostro.
Io in particolare ho grandi motivi per dire grazie al Signore, non solo per il dono del sacerdozio di Cristo capo vissuto a favore del suo nuovo corpo che sono tutti i cristiani a me affidati, ma in particolare per essere un membro di questo presbiterio diocesano che ha dato e dà alla Chiesa tanti splendidi sacerdoti, anche insigni per santità, oltre che per dottrina e virtù pastorali. Ad esempio:

  • in don Sergio Manfroi ho sempre visto l'incarnazione più luminosa di quella che Luciani indicò come la strada maestra del sacerdote-annunciatore del Vangelo: la catechesi.
    Don Sergio per decenni guidò l'ufficio catechistico diocesano e praticò l'annuncio del vangelo, sapendo spezzarlo nel modo più adeguato ad ogni età, categoria, esigenza, urgenza.
    Messaggio che è stato raccolto e reincarnato in tanti catechisti, in tanti sacerdoti. Diventò lo stile della nostra Diocesi.
  • Don Flavio Del Longo: il più saggio di noi suoi confratelli giubilati.
    Ha saputo, con genialità, impossessarsi del cuore del vangelo, che batte senza far chiasso. Vivificò numerose comunità, facendo sorgere anche splendide vocazioni sacerdotali. Lo invidio.
  • Don Sergio Sacco, con il dono delle lingue. Dono con il quale ha ascoltato e fatta sua la Parola di Dio, seminandola con pregevoli strumenti culturali in ambienti difficilmente raggiungibili dai soliti pulpiti.
  • Don Attilio Giacobbi, la cui competenza giuridica lo portò sulla più prestigiosa Cattedra del Diritto Canonico, l'Università Lateranense. Competenza che lo vede giudice ed avvocato nelle cause che interrogano la Chiesa. Ma, al di là dei suoi alti meriti, uno ne evidenzio: la sua mai doma virtù di essere attento e disponibile ai bisogni altrui.
  • A me l'onore di cantare la pazienza che i miei confratelli hanno da decenni nei miei confronti e che i miei parrocchiani hanno saputo trasformare in strada di condivisione da parecchi decenni.

Dite con noi: "Grandi sono le opere del Signore" (sl 65).

Il parroco: don Rinaldo Sommacal