Omelie
Omelia del 31 maggio 2009 - Pentecoste
PENTECOSTE - ANNO B - 2009
Il detto popolare "è una pentecoste", ci aiuta a capire la solennità da cui è tratto.
- "Pentecoste" è sinonimo di inaspettato, di novità, di grandioso, di prodigioso, di positivo, di gratuito.
Per la verità Gesù, senza riuscirci, aveva molte volte parlato ai suoi discepoli del suo "dopo risurrezione", della sua partenza da loro, del fatto che non lo avrebbero più veduto in carne ed ossa, ma che, al suo posto, avrebbe inviato una presenza incorporea, non legata ad un luogo, più spirituale, più universale, anche più potente.
Gesù chiamò con nomi diversi questo personaggio che non poteva essere un oggetto, ma un "io" onnipotente, onnisciente, onnipresente, divino, pronto a dare a Cristo un nuovo corpo, la Chiesa.
Lo chiamò "il Paralcito", lo "Spirito di verità che procede dal Padre", il "Consolatore", "la Verità tutta intera", ecc.
Per le sue caratteristiche senza confini, senza confini sono le sue mire, quelle, cioè, di portare Gesù ed il suo vangelo ovunque c'è vita, c'è esistenza, c'è persona che può ragionare, ascoltare, scegliere, accogliere... e portare tutto e tutti a Cristo.
Lo Spirito di Verità, cioè lo stesso Spirito di Gesù che ha assunto carne umana per discendere come Dio, una volta per sempre, nel cuore del creato ha la missione di perpetuare nel tempo la discesa di Dio sulla terra. Per terra, intendiamo ogni essere che non è Dio e che ha avuto inizio per l'opera creatrice di Dio.
Dio mise in essere il creato con una azione che faticosamente la scienza cerca di capire, tanto è sbalorditivo quell'inizio e la successiva intelligente evoluzione temporale.
Lo creò con la vocazione, non di nascere per finire un giorno nel nulla, ma per ascendere, per mezzo di Cristo, sempre più in alto, fino a ricevere il sigillo dei cieli e della terra nuovi. Per le creature intelligenti, siano esse presenti sul pianeta terra, siano esse presenti in altri mondi, angeli compresi, Dio riservò anche la divinità.
"Instaurare omnia in Cristo" dice Paolo apostolo (Ef 1, 10).
Una frase che, a Pentecoste, ritorna piacevolmente in mente e ci chiede luminosa ospitalità, per illuminare a sua volta le nostre pigre e dimenticone menti. - Come rendere il cantiere della Pentecoste un'impresa capace di portare Cristo all'universo intero e portare ogni persona a riconoscersi in Cristo e, attraverso Cristo, a riconoscersi in ogni nostro simile, non importa di quale razza e nazionalità?
Il primo frutto della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, riuniti nel cenacolo, fu quello di attirare nei pressi del Cenacolo una grande folla cosmopolita: Parti, Medi, Elamiti, Mesopotamici, Giudei, Cappadoci, Frigi, Asiatici, Egizi, Libici, Romani, Cretesi, Arabi, insomma i rappresentati di tutto il mondo allora conosciuto.
Ecco una delle caratteristiche, che fanno la sostanza del vangelo e della Chiesa: l'universalità dei popoli. Cristo non è proprietà di nessuno.
Chi non lo conosce, anche se non lo avverte, ha nel suo DNA scolpito il suo nome e l'esigenza di conoscerlo. L'uomo non avrà realizzato se stesso fin tanto che non avrà conosciuto e scelto Cristo in questa o nell'altra vita.
Chi lo conosce e vi aderisce, non cada nell'errore di farne una proprietà privata.
Non si commetta l'errore già perpetrato nel sociale: avendo tutti il diritto alla proprietà, si è permesso ai più forti di farne un motivo di conquista, per cui alcuni possiedono troppo, mentre altri, la maggioranza, devono vivere con le briciole che cadono dalla mensa dei grandi padroni.
Oggi chi riceve Gesù, lo riceve per mezzo dello Spirito Santo.
Il Cristiano, che con il battesimo e la confermazione, è diventato tempio dello Spirito Santo, per sua natura è una pentecoste vivente.
Il suo essere, il suo pensare, il suo progettare e decidere, il suo fare dovrebbero essere un incarnare il vangelo di Cristo. Chi lo incontra, incontra il Paraclito, lo Spirito Santo che, a seconda dei luoghi e dei bisogni, parla la lingua del posto e, a chi ha bisogno dice: "Coraggio! Sei un figlio di Dio". "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, benevolenza, fedeltà, mitezza" ecc. Cosa di più?
Il parroco: don Rinaldo Sommacal