Omelie

Omelia del 17 maggio 2009 - Pasqua VI

PASQUA VI - ANNO B - 2009

    1. Gesù ci dona oggi uno dei suoi ritornelli, facile da ricordare ed inesauribile per contenuto dottrinale. Ci dice: "Come il Padre ama me, così anch'io amo voi; rimanete nel mio amore... e la vostra gioia sia piena".
      Come e in che misura Dio Padre ama il figlio suo Gesù?
      Chiediamolo ad un papà e ad una mamma qualsiasi: "In che misura voi amate i vostri figli?".
      La risposta lapidaria ed esauriente è: "Senza misura!".
      Se così rispondono tutti i genitori, condizionati dai loro limiti creaturali, quale sarà la misura con cui Dio Padre ama suo figlio?
      Il "senza misura" con cui Dio Padre ama suo figlio è di una valenza tale che non trova parole nel nostro vocabolario.
      A questo punto possiamo liberare la fantasia del cuore dalle briglia della logica e permetterle di quantificare e di qualificare l'amore.
      Alla fine, ogni tentativo si dimostrerà un solo balbettìo, rispetto al vero, sull'amore che Dio Padre ha per il figlio suo unigenito.
      Quando si tenta di spiegare il mistero della Santissima Trinità, si usa anche dire che, essendo Dio per definizione "amore", amandosi si autogenera.
      In quanto genera, Dio diventa Padre.
      In quanto "generato e non creato", diventa Figlio.
      Il rapporto tra Dio Padre e Dio Figlio è la stessa personificazione dell'amore, che chiamiamo Santo Spirito. Questo discorso, che tenta di interrogare l'intimità di Dio, è preso da Gesù per dire a noi con quanto amore Egli ci ama.
      Ribadiamo che Gesù ci ama, ama tutti, ama ognuno come se fosse l'unico essere umano vivente. Ci ama con la stessa intensità con cui ama il Padre e dal Padre è amato. Gesù, vero uomo, ci ama da Dio!
    2. Quale il frutto primo di questa verità esistenziale?
      Ce lo rivela e ce lo augura Gesù in persona, quando, concludendo il suo discorso, ci dice: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".
      I ragionamenti veri, ma freddi, tirati a fil di logica, non convertono nessuno.
      Fai al povero, al sofferente, al semplice, al bisognoso, al dubbioso, all'angosciato... un discorso d'amore, seguito dalle opere, e vedrai quella persona immediatamente rianimarsi, credere e sentire in cuor suo rinascere la speranza e, con la speranza, la gioia di vivere.
      In questo mondo triste vogliamo riaccendere la gioia?
      Torniamo alla scuola di Colui che è il maestro di vita, Gesù.
      Siccome siamo in ritardo di comprensione, ci troviamo anche carenti di amore vero, o forse il nostro amare è inquinato dall'egoismo che, anziché aprirci a Dio ed al prossimo, ci porta all'autodifesa, all'egocentrismo ed alla chiusura verso il prossimo.
      Più cresce la conoscenza vera di Gesù e più scopriremo che Gesù è la sorgente giuliva, inesauribile e contagiosa dell'amore.
    3. Gesù, l'amore divino incarnato, è in ogni carne umana.

 

      Ogni persona è la destinataria di tutto l'amore di Gesù, che la ama come il Padre ama Lui.

 

      L'umanità, distinta in razze, in popoli e culture diverse, è simile al nostro corpo: una unità ricca di molte membra interdipendenti.

 

      Nel progetto di Dio, ogni uomo, ogni popolo, ogni razza e cultura, sono chiamate a diventare le membra di un solo corpo in Cristo.

 

      Seguendo l'insegnamento del Maestro, ci troviamo a fare la grande scoperta che diventa sfida di pace:
      • tu singola persona, non sei un'isoletta; sei un membro che ha la vocazione di far parte di un unico corpo dove darai e riceverai;
      • la diversità, se esasperata, non facilita l'unità, a volte la combatte.
      Il cuore non può prescindere dal cervello, né il piede dall'occhio.

 

      La svolta della civiltà cristiana consiste nel far capire che sarà paradiso quando tutti gli uomini, tutti i popoli, in Cristo, scopriranno di essere chiamati a formare un solo corpo.

 

      L'unità tra i popoli avverrà se tutti si ameranno gli uni gli altri.

 

      Come la bocca deve amare la mano che la nutre e viceversa, così ogni uomo impari che tutti gli altri sono per lui e lui per gli altri.

 

      Se non amiamo gli altri, non amiamo neppure noi stessi.

 

      Il "proprium" del cristiano non è quello di dividere, ma di unire.

 

    "Questo vi comando, ci dice Gesù, che vi amiate gli uni gli altri".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal