Omelie
Omelia del 1 gennaio 2008 - Capodanno
Primo gennaio 2008. Terreno ancora vergine. Pagina bianca.
Per gli imprenditori del tempo, motori accesi.
Chi sono i tessitori, chiamati a lavorare di trama e di ordito sul telaio del tempo per un tessuto che sia degno di essere chiamato civiltà vera, storia che salva?
Cominciamo dicendo che nessun "joia" del nuovo anno deve andare sprecato e tanto meno deve andargli contro. La creatura "tempo" interpella il Creatore del tempo.
Perché il tempo non esaurisca se stesso, il suo Datore deve essere superiore al tempo che viene e che si consuma velocemente.
Ogni porzione di tempo, anche questo che inizia, svela e proclama l'autore della sua origine, lo acclama, lo ringrazia e lo adora.
Il tempo si inchina, riverente ed obbediente, davanti a colui che torna a fasi chiamare l' IO SONO, colui che è, che era e che viene, l'eterno.
- All'inizio di un tempo nuovo, ascoltiamo il Signore del tempo. Egli dà un ordine preciso ai capi dei popoli: "Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga".
A Capodanno il Signore vuole che i capi delle nazioni, delle comunità, delle religioni, di ogni istituzione dicano loro che il Signore è benevolo ed offre loro in dono se stesso: presenza assidua, aiuto sempre, protezione e serenità, sguardo amoroso, pace nei cuori e ad ogni livello. Cosa chiede in cambio il Signore del tempo a noi che ci nutriamo, gratuitamente, istante dopo istante, del tempo donato? Chiede che, coscientemente, sempre e dovunque, abbiamo da porre il suo nome, come bendaglio, davanti agli occhi, perché ci sia guida ai pensieri e ai voleri, ai battiti del cuore e ci tenga lontani da ogni idolatria.
L'anno nuovo, quindi, viene a ricordarci che non è il fare e l'avere che rende grande l'uomo, ma il suo essere credente, saggio, prudente, volitivo, amabile, pronto a invocare la benedizione divina e pronto ad essere lui stesso benedizione per chi gli è prossimo.
I nostri capi, soprattutto religiosi, ci ricordino spesso questo e siano anche critici nei confronti di quelle culture e di quelle politiche che misurano la ricchezza di una comunità non dalla nobiltà delle persone, ma solo dalla somma dei beni economici.
Sia la cultura, che ha per protagonista la persona, a guidare i sistemi politici ed economici giusti ed equi, affinché il benessere arrivi a tutti, tutti collaborino con inventiva e retta coscienza allo sviluppo. Ogni collettività possa dire: "Abbiamo saputo produrre ricchezza, ma soprattutto ci siamo reciprocamente e concretamente voluti bene, scambiati dei beni ed insieme abbiamo stimolato al bene universale tutte le istituzioni, entro le quali il vangelo di Cristo ci manda come protagonisti". - Chi ha insegnato a noi cristiani questa religione, che si è fatta cultura, spiritualità, politica e forza-lavoro? E' sempre Lui, l'eterno presente, la fonte del tempo, che, irrompendo nel nostro tempo, si è dato un nome nuovo: Emmanuale. Pensate un po': l'uomo, creato da Dio è da Dio amato in modo perfin "scandaloso", cioè inverosimile, prodigioso, sconfinatamente grande. L'uomo, dopo aver ricevuto da Dio la vita, si sente a sua volta chiedere da Dio la possibilità di nascere uomo dall'uomo. Ricevuto il corpo mortale dell'uomo, lo purifica con la sua passione e morte da ogni colpa e lo rigenera per l'immortalità. Cosa fece il Signore del tempo, Colui che si fa chiamare l'IO SONO, che possiede la pienezza dell'essere e, quindi, di ogni bene?
"Mandò suo figlio nato da donna, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli". Abbiamo capito bene. Ma stentiamo a reggere davanti a tanta grandezza che ci riguarda e vaneggiamo in futili pensieri. - Meditiamo queste verità, scaturite fresche dal recente Natale, per stupire come i pastori.
Riempiti di verità oltre che di stupore, coscienti di chi siamo diventati in forza del battesimo, torniamo a ribadire con freschezza e convinzione il nostro credo. Usciamo per le strade. La gente ci legga in volto che siamo felici, ma anche disponibili a rendere ragione della speranza che abita in noi.
E se la tua fede divenisse contagiosa? Tu puoi convertire qualcuno.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal