Omelie

Omelia del 20 luglio 2008 - Per Anno XVI

PER ANNO XVI - ANNO A - 2008

Non c'è alcun dubbio che, sul campo della storia, ieri, oggi e domani, saranno gomito a gomito, ma in conflitto, il bene e il male, che la parabola evangelica paragona al buon grano e alla zizzania che lo insidia, con l'intento di soffocarlo.
E' altrettanto vero che la storia è da sempre attraversata dalla domanda dei giusti: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo?"; e dalla loro susseguente proposta, quasi scontata, circa la zizzania:"Vuoi che andiamo a raccoglierla?".

La storia incontra a iosa, a conforto, il dualismo della parabola: scontri di culture, di religioni, di politiche che unilateralmente hanno scelto o l'uno o l'altro dei due fattori: o il bene o il male; scelte di chi si ritiene il buono che sradica i cattivi con qualsiasi mezzo, o del sistema malvagio che si propone di sradicare dalla storia la rettitudine, per sostituirla con il puro interesse dei pochi. Il genocidio, il razzismo, tutte indiscriminate le dittature, i fondamentalismi religiosi, ecc. sono alcune delle innumerevoli forme storiche con cui si è voluto o si vuole andare avanti, non con la filosofia dell' e - e, ma dell'o - o: o noi o loro.

Quando le masse umane si spostano, con un movimento irresistibile e le culture e le religioni si incontrano, è inevitabile la crisi esistenziale, la confusione delle identità, la scesa in campo delle politiche, la necessità di riflettere, interrogarsi, interrogare, scegliere, agire.

I servi, cioè la categoria delle persone più immediate, semplici, quelle che normalmente sono in prima linea nei conflitti sociali e sono i primi a subirne le conseguenze, con spontaneità, senza tanti ragionamenti, credendo di aver trovato la soluzione che taglia la testa al toro, dicono al padrone:"Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania", cioè ad eliminarla? Anche noi, presi così alla sprovvista, non preparati all'invasione dei popoli, delle razze, delle culture, delle religioni le più disparate, a volte con in corpo minoranze malavitose, saremmo portati a dire ai nostri padroni:"Sradichiamoli e rigettiamoli là da dove sono venuti".

Ci sono padroncini interessati e improvvisati che non esitano a dire: "Sì! E' la cosa più giusta. Per salvarci, non resta che respingere questi invasori affamati, spesso sopravissuti a terribili naufragi o a rocambolesche attraversate". Lasciamo che le politiche si interroghino, speriano, seriamente.

Alle politiche come cristiani non possiamo non donare la luce che ci viene, non dai nostri opportunismi, ma dalla Parola di Dio, che, guarda caso, si comporta da Padre di tutti e non da dittatore in favore di alcuni contro gli altri. La parabola ci fa capire che Dio è padre anche di colui che ha seminato la zizzania. Pensiamo ai genitori di figli delinquenti!
"Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura" dice ai servi zelanti il padrone del campo, cioè Dio Padre.
Lo scopo di Dio è dare tempo a tutti, perché, anche con la generosa collaborazione del grano, la zizzania si ravveda e si lasci inseminare dal buon seme e diventi a sua volta paglia utile per i più svariati bisogni dell'uomo, senza ignorare il rischio contrario.

Per arrivare a questa politica il brano della Sapienza ci insegna che ci vuole un binomio, che spesso non vediamo entro le sale dei palazzi: la forza unita alla mitezza. Rivolgendosi a Dio dice il libro della Sapienza: "Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere". E continua la meravigliosa pagina: "Con tale modo di agire hai insegnato al tuo giusto di amare gli uomini". Chiediamoci seriamente, solidali con chi ci rappresenta: "Quando creiamo nuove leggi nei confronti degli immigrati, lo facciamo sospinti dall'amore che promuove e illumina sia la giusta fermezza, sia la doverosa mitezza, o siamo sospinti da più o meno profonde istanze di egoismo e di populismo? In questo caso i problemi si possono solo spostare di un tantino, ma non risolvere.

Noi cristiani, quando ci troviamo in confusione, dovremmo ricordarci che abbiamo un Consigliere a nostra disposizione, ma che va invocato: lo Spirito Santo "che viene in aiuto alla nostra debolezza", come ci dice Paolo apostolo.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal