Omelie

Omelia di domenica 10 giugno 2007 - Corpus Domini

CORPUS DOMINI - ANNO C - 2007

La solennità del Corpus Domini, dalla Chiesa così fortemente voluta e difesa, deve pur avere le sue profonde ragioni teologiche.
Quando si trattò di costruire la liturgia del Corpus Domini, papa Gregorio X incaricò i due eminenti teologi del tempo: Tommaso d'Aquino domenicano e Bonaventura da Bagnoregio francescano, entrambi poi dichiarati santi e dottori della Chiesa.
Si presentarono al papa con i loro testi da proporre per la solennità. Cominciò Tommaso a declamarli.
Più andava avanti con i suoi brani e più Bonaventura li sentiva eccellenti e insuperabili.
Giunto il suo turno, Bonaventura presentò al papa dei fogli fatti a pezzi. La variegata e ricca liturgia del Corpus Domini è, dunque, opera di Tommaso D'Aquino. Quale lo scopo della solennità del Corpus Domini?
Soprattutto quello di far meditare la straordinaria grandezza del mistero eucaristico, che celebriamo ogni domenica, ogni giorno.
Il quotidiano arrischia di appiattire quello che la liturgia definisce il "mistero della fede" per eccellenza.
Oggi facciamo quello che fanno gli sposi, quando decidono di ravvivare il loro matrimonio festeggiandone l'anniversario.
Il matrimonio nasce come una pianta che deve crescere rigogliosa.
La quotidianità rischia di sbiadirne il grande valore.
Festeggiare l'anniversario è rinnovarne il significato.
Così per il Corpus Domini: una festa speciale per rimeditare l'eucaristia, riscoprire la Messa, capire la Chiesa, riappropriarci della spiritualità eucaristica, sapere dove abita Dio in terra e come un terreste può diventare commensale di Dio.
Vediamo tre momenti salienti della solennità del Corpus Domini.

  1. L'istituzione dell'eucaristia da parte di Gesù.
    Lo diciamo tutte le volte che celebriamo la messa. Risentiamola, con lo stupore della prima volta. "Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:"Questo è il mio corpo, che è per voi. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza, nel mio sangue". Ascoltate le parole di Gesù, sapendo che egli fa quello che dice, nuovamente e con la commozione nel cuore, diciamo: questo pane non è più pane; questo vino non è più vino. Gesù in persona ha preso il posto del pane e del vino, per diventare il nostro cibo e la nostra bevanda. "Chi mangia di questo pane, vivrà in eterno".
  2. Ma Gesù non si accontentò di compiere questo prodigio, "una tantum" per i suoi discepoli, quasi un omaggio alla loro fedeltà e un premio prima di lasciarli. Gesù comandò:"Fate questo in memoria di me". Così dicendo, Gesù diede agli apostoli i suoi poteri sacerdotali e consegnò loro il comando di celebrare l'eucaristia "fin che egli venga". L'eucaristia non è, quindi, una festicciola tra Gesù e i suoi. L'eucaristia è il passaggio di Gesù da se stesso ai discepoli, e, tramite i suoi discepoli, alla Chiesa che diventa, così, il nuovo corpo di Cristo. I poteri di Gesù sono passati alla sua Chiesa, a noi. La nostra assemblea sacerdotale, presieduta dal presbitero che ha i poteri concessi da Gesù ai suoi apostoli, diventa la Chiesa di Cristo che fa l'eucaristia, cioè rende realmente presente ed operante Gesù in persona, sotto le immutate apparenze del pane e del vino.
  3. Ma Gesù si dona a noi, se noi, con la fede, ci offriamo a lui. Come dimostriamo di aver fame e sete di Cristo? Da come veniamo e celebriamo l'eucaristia. C'è un difetto da modificare: venire a messa per abitudine, in modo sciatto, perfino osando sistematicamente di arrivare in ritardo, senza sentirne il disagio, quasi annoiati, come chi è sazio. Impariamo, invece, da quanti si preparano con il vestito della festa e, spinti dal desiderio, arrivano in anticipo, leggono il sussidio, partecipano attivamente, si comunicano con fede vera e si lasciano riempire dalla presenza reale di Gesù. Se noi, con entusiasmo, gli offriamo il pane e il vino, simbolo di tutto noi stessi, Gesù torna a farsi gioiosamente presente. Gesù viene. Andiamogli incontro. Qui, ora, sulla nostra mensa il mistero della fede si rinnova.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal